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Bce, Bini Smaghi non molla: stop a nomina di Bankitalia

Bossi ripete: "Dopo Draghi serve Grilli". Ma intanto l'economista non esce dal boarde dell'Eurotower e prosegue lo stallo

Andrea Tempestini
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È stata cambiata l'anzianità di militanza di Renzo Bossi. Nell'elenco messo a punto dalla segreteria provinciale di Varese in vista del Non ci sarebbe nessuno scontro tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sulla Banca d'Italia. A rallentare la nomina del successore di Mario Draghi, infatti, non sarebbero le frizioni tra il premier e il ministro dell'Economia. La lite sul nuovo governatore sarebbe meno aspra di quanto raccontato in questi giorni. Certo la divisione sulle candidature è nota: il Cavaliere non ha mai fatto mistero di avere una spiccata preferenza per Fabrizio Saccomanni, oggi direttore generale di Bankitalia; mentre il Professore di Sondrio ha sempre cercato di sponsorizzare il dg del Tesoro, Vittorio Grilli.   Sta di fatto che il  dossier è fermo ai box da qualche giorno. E a complicare la faccenda ci sarebbe un mezzo colpo di scena. Quello di Lorenzo Bini Smaghi. L'economista italiano e attuale membro della Banca centrale europea aveva promesso, a giugno scorso, di lasciare l'incarico con l'arrivo di Draghi alla guida della Bce. Una decisione - peraltro rincorsa faticosamente dallo stesso  Berlusconi -  necessaria a mantenere in equilibrio i rapporti fra i Paesi europei  nel board dell'Eurotower. Sulla poltrona di Bini Smaghi, in buona sostanza, si era  scatenato l'appetito della Francia, preoccupata di non essere più presente a Francoforte con l'uscita del presidente Jean Claude Trichet. Sembrava tutto risolto. E invece, a meno di un mese dall'ingresso di Draghi all'Eurotower, Bini Smaghi avrebbe fatto un passo indietro.        Di qui lo stallo. Con Berlusconi che si ritrova con le mani legate: senza le formali dimissioni dell'economista italiano dalla Bce non riesce a  portare avanti l'iter per la nomina del nuovo governatore di Bankitalia. In ballo ci sono delicati rapporti diplomatici e il premier non può concedersi uno strappo con Parigi. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, era stato tranquillizzato da una telefonata di Bini Smaghi prima del via libera a Draghi dal Parlamento Ue. Era il 24 giugno e adesso, a tre mesi di distanza, le caselle non sembrano più  in ordine come allora.    È probabile, secondo fonti vicine alla partita, che Bini Smaghi voglia tentare l'assalto finale a via Nazionale, magari approfittando dell'impasse nel governo su Saccomanni e Grilli. Per uscire dalla Bce, Bini Smaghi aveva fatto capire di volere una valida contropartita. E in questi mesi avrebbe rifiutato sia l'Antitrust sia l'Authority per i lavori pubblici. Così come non avrebbe gradito l'ipotesi di approdare in Bankitalia come dg per poi fare una staffetta con Saccomanni. Il numero due di Bankitalia,  peraltro, ha già incassato l'appoggio di  Draghi e quello del consiglio superiore di via Nazionale, che deve dare un parere sulla proposta del governo prima della firma del Quirinale, interessato al rispetto della procedura e a una soluzione che sia la più condivisa possibile.  Il quadro, invece, è assai complicato. Oggi Berlusconi e Tremonti cercheranno di sciogliere il nodo in una riunione a palazzo Grazioli, a Roma, insieme con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Incontro che precederà il vertice di  maggioranza dove, però, non sarà affrontata la questione. «Non è quello il luogo per decidere» ha detto il presidente del gruppo Popolo della libertà al Senato, Maurizio Gasparri. Da registrare, poi, le parole di Umberto Bossi. Il leader della Lega Nord continua a speculare su Bankitalia per ragioni di partito e di territorio. «Berlusconi si decida a far votare il milanese» ha ribadito ieri il ministro del Carroccio rimarcando la sua preferenza per Grilli, nato, appunto, a Milano. di Francesco De Dominicis

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