Le rivelazioni di Amanda "Perseguitata in carcere"
La Knox al Sun: "In Italia c'era una guardia fissata col sesso, disse che avevo l'Aids e mi chiedeva sempre con quanti uomini avessi fatto sesso"
La neosuperstar a stelle e strisce, Amanda Knox, inizia a far trapelare le sue confessioni. Nemmeno due giorni dopo la sentenza in appello che ha sancito la sua innocenza e quella di Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredit Kercher, fanno capolino le sue rivelazioni al tabloid inglese The Sun, che ha pubblicato in esclusiva gli sfoghi della Knox. I pensieri sono stati scritti sul diario composto giorno dopo giorno nei quattro anni passati all'interno del carcere di Capanne. Quello che emerge, tra una guardia fissata col sesso, manie di persecuzione e reali sentimenti, è un quadro sconcertante. La guardia e il sesso - Il Sun, quotidiano del magnate Rupert Murdoch, altro non fa che riportare i resoconti della ragazza di Seattle. In particolare ci sarebbe stata una guardia carceraria che l'avrebbe torturata e tormentata a livello psicologico chiedendole di continuo di parlare di sesso e delle sue storie (erotiche) passate. Viene tirato in ballo anche il sorvegliante, che però avrebbe smentito qualsivoglia intento morboso o malizioso dietro alle sue insistenti domande, e si sarebbe giustificato spiegando che il suo compito era, oltre alla sorveglianza, quello di studiare le reazioni della Knox. "Voleva saperlo come mi piace farlo" - Nel suo diario la ragazza scrive: "Sono rimasta scandalizzata quando ho realizzato che voleva parlare di sesso. Era fissato: voleva saprere con chi l'ho fatto e come mi piace farlo". Inoltre Amanda svela che più di una volta, anzi spesso, di notte la guardia carceraria la ha costretta ad andare con lui in un ufficio vuoto, per parlare. "Ero sorpresa e scandalizzata dalle sue provocazioni - continua -. Provavo a cambiare argomento". La guardia è stata contatttata proprio dal Sun, ed ha ammesso di aver chiesto alla Knox con quanti ragazzi fosse stata in passato, ma si è ulteriormente difesa aggiungendo che fosse proprio lei a introdurre sempre l'argomento stesso. E' pronta un'indagine - Sulle basi di questo racconto è tutto pronto per una richiesta di indagine sul trattamento ricevuto da Amanda durante la sua detenzioni. La ragazza spiega che era consapevole del fatto che la guardia dovesse anche indagare sulle sue reazioni, che era consapevole dell'indagine psicologica che stava conducendo sul suo conto. Però la guardia, secondo la statunitense, avrebbe superato il limite. "Mi accompagnava a quasi tutte le visite mediche, due volte al giorno, e di notte mi chiamava al terzo piano per parlare in un ufficio vuoto. Quando gli ripetevo che non sapevo nulla dell'omicidio di Meredith, lui provava a parlarmi di lei - gli ho sempre detto che era una mia amica - o mi provocava per parlare di sesso. Capisco - aggiunge Amanda - che mi stava testando per vedere se reagivo male, per capire la mia personalità (dato che lui supponeva fossi un'assassina). Voleva sapere anche con chi ero stata a letto. Forse - chiosa - per dare alla polizia altri nomi di sospetti". "Disse che avev l'Hiv" - Nella vicenda c'è un altro aspetto inquietante. Dopo l'arresto la Knox fu sottoposta al test dell'Hiv, prassi dopo che scattano le manette per motivi di sicurezza sanitaria. Il problema, però, è che le fu detto che era positiva al virus. Così la guardia chiese ad Amanda una lista dei suoi ex amanti, e lei diede sei nomi tra i quali alcuni di persone che vivevano a Seattle. Il Sun interpreta questa parte del racconto spiegando che i media italiani vendettero questo aspetto della storia raccontando che la Knox avesse avuto sei uomini nei soli due mesi che aveva trascorso in italia prima dell'omicidio di Mex e dell'arresto. Amanda scoprì soltanto dopo una settimana di non essere in realtà positiva all'Hiv. "Piansi - spiega Amanda - credendo che non avrei potuto avere bambini". L'agente, però, ha negato di aver chiesto alla Knox la lista degli amanti, ma avrebbe ammesso di essere stato presente al primo test dell'Hiv: "Per le leggi sulla privacy non avrei dovuto essere presente, ma i medici vollero che stessi lì nel caso lei avesse reagito male o fatto qualcosa di sbagliato".