L'ultimo sogno di Vladimir Putin: alzare la nuova Cortina di ferro
Operazione Eurasia. Il presidente dice di volere una specie di Unione europea con i Paesi ex Urss. Ma è un progetto contro l'Occidente
Per diventare la potenza del futuro il premier russo, Vladimir Putin, guarda al passato e risfodera il linguaggio della potenza del passato che lui meglio conosce: quello dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. L'uomo più potente di Russia, ora che ufficialmente si è ricandidato alla presidenza (e scontato pare il suo ritorno al Cremino), ha un progetto ambizioso: creare una Unione eurasiatica. La tesi l'ha esposta lui stesso in un articolo pubblicato su uno dei principali quotidiani russi, Izvestia. Lo “zar” del XXI secolo espone la sua ricetta che sembra una via di mezzo tra la moderna Unione europea e la vecchia Unione sovietica. Delle due prende il meglio: l'economia della Ue (senza frontiere e libera circolazione dei beni) e la forza propagandistica dell'Urss, l'unica capace di poter fronteggiare gli Stati Uniti. L'intervento di Putin vuole porsi non come un tentativo di ridare vita alla vecchia Urss, quanto di metterne in piedi una rivisitazione in chiave commerciale. Ma è proprio così in realtà? Bisogna leggere tra le righe sulla complessità del suo concetto: nell'articolo si trovano tutte le ambizioni presidenziali del premier, ma soprattutto emerge una sorta di profezia per i russi, quella che Mosca tornerà a guidare i Paesi della regione. Putin, in versione quasi filosofica, afferma che l'interpretazione occidentale è ingenua (prima stoccata al Vecchio continente e agli Stati Uniti). «Proponiamo un modello di una potente unione sovranazionale in grado di diventare uno dei poli del mondo moderno», si legge su Izvestia. L'obiettivo è quello di fare della Russia un ponte «tra l'Europa e la dinamica regione Asia-Pacifico». E qui torna in campo l'ambizione quasi espansionistica di Mosca, che non ha mai accantonato il sogno di rivedere ricompattata l'Unione sovietica, se non in una sola nazione almeno in una sorta di federazione di Stati indipendenti. Per dare un tocco di modernità a un'idea di per sé vecchia - di Eurasia e del destino non occidentale della Russia si parla almeno dalla diaspora post-Rivoluzione d'ottobre ma riprendendo i temi del pensiero e della politica degli slavofili ottocenteschi - Putin conia l'espressione Unione eurasiatica, forse anche per ribadire la sua volontà di guardare (e avere la supremazia) a est come a ovest. Ma si sentono anche i concetti del pensatore eterodosso poi convertito a consulente del Cremlino Alexander Dugin, fortemente anti-occidentale. La vera novità va ricercata nel lessico, dove accanto a termini tanto cari all'ideologia comunista e alla teoria geopolitica se ne affiancano nuovi legati al libero mercato. E così i «proletari» ci sono ancora ma diventano «consumatori». Fin qui la teoria, per la verità anche un po' nebulosa. All'atto pratico Mosca ha già cominciato a lavorare al progetto con una unione doganale tra Russia, Kazakhstan (la seconda più grande repubblica dell'ex Urss) e Bielorussia (ultima dittatura d'Europa guidata dall'eterno Aleksandr Lukashenko). Putin sta facendo di tutto perché entri in vigore già dal 1° gennaio del 2012, anno fatidico delle presidenziali. Il prossimo passo è l'allargamento a Kirghizistan e Tagikistan, mentre da un lato Uzbekistan e Turkistan e dall'altro Azerbaijan, Armenia e Georgia avrebbero mostrato scarso interesse all'idea, più interessate al momento a fare affari con Medioriente e Asia del sud. Ma nel progetto di Putin sicuro ci sarebbe posto per tutti. E nell'articolo ce ne è anche per l'Ucraina, Paese su cui da sempre Mosca ambisce a riavere la supremazia ma che invece, a fasi alterne, sogna di avvicinarsi all'Unione europea e alla Nato. E Putin critica il rifiuto di Kiev di entrare nella «sua» unione doganale. Uno scorno per lui, visto che la Russia ha già dovuto dire addio a Estonia, Lituania e Lettonia. La stampa russa non vicina al Cremino si è sbizzarrita su come ribattezzare la filosofia putiniana, coniando espressioni come “piccola Ue” o “Urss leggera”. L'articolo viene letto in chiave elettorale in vista delle presidenziali del 2012, anche se ora tutti gli sforzi di Putin dovranno andare alle legislative di dicembre, dove – per la prima volta – il suo partito, “Russia Unita”, rischia di non avere la maggioranza dei due terzi in Parlamento. di Simona Verrazzo