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Boccassini senza vergogna Contesta le intercettazioni

Toga rossa: "Conversazioni telefoniche sono ormai un mezzo di lotta politica. Oggi ne finiscono troppe sui quotidiani"

Veneziani Gianluca
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Detto da lei, fa molto rumore. La rossa (di capelli, e non solo) Ilda Boccassini, intervenendo all'iniziativa "Mafie 2011: legalità e istituzioni", ha criticato l'uso eccessivo delle intercettazioni da parte dei magistrati. "È evidente che le intercettazioni telefoniche sono uno strumento importante per la ricerca delle prove, ma c'è stato un cattivo uso delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura". E aggiunge poi: "Anche io, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m'indigno". La motivazione, sostiene la Boccassini, è che queste conversazioni captate vengono strumentalizzate per la lotta politica. Considerando che proprio la Boccassini ha condotto una delle inchieste più mediatiche degli ultimi anni, quella sul presunto giro di escort che ha portato al processo Ruby contro Berlusconi, s'intuisce l'ironia di tali parole. "Nel nostro Paese - ha spiegato Ilda la rossa - le conversazioni captate diventano uno strumento di lotta politica. Ma fin quando la conflittualità sarà così alta, non sarà possibile la serena autocritica di entrambe le parti". Esiste solo una mafia - Dopo aver cacciato molto democraticamente le telecamere ("Devono uscire, altrimenti la Dottoressa non parla"), la Boccasini ha anche contestato il nome della manifestazione. "Perché mafie al plurale?", ha detto, "Io ne conosco solo una, anche perché, come ricordava Falcone, 'se tutto è mafia, nulla è mafia'". La 'ndrangheta a Milano da trent'anni - Il Procuratore aggiunto del Tribunale di Milano si è anche espresso sulla presenza della criminalità organizzata nel capoluogo lombardo: "Dire che la 'ndrangheta ha basi logistiche in Lombardia non è una scoperta di oggi. Si poteva e si doveva dire vent'anni fa. Ci sono rapporti di alcuni coraggiosi e lungimiranti poliziotti che sembrano profetici. In un'informativa del commissariato di Vigevano del 1983 c'era già tutto". Infine un ricordo del magistrato Falcone: "Proprio in questo luogo, il 13 maggio 1992, Giovanni Falcone era intervenuto a un dibattito. Quel giorno il condotto di Capaci sotto l'autostrada era già stato imbottito con 700 chili di tritolo. In quest'aula abbiamo avuto la possibilità di vedere un uomo già condannato a morte".

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