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Rossoneri lenti come nel 2009: ridiamo la squadra ad Ancelotti?

Provocazione. Allegri merita fiducia, ma il Milan sembra quello di tre anni fa. Perché non riportare in panca il maestro del gioco a bassi ritmi?

Andrea Tempestini
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Questo Milan, sconfitto e dominato dalla Juventus, ha diversi alibi. Primo, quello degli infortuni: senza Pato, Robinho e il cuore pulsante, capitan Ambrosini, la vita è più difficile. Il match di domenica sera, inoltre, è stato giocato da un Ibrahimovic appena rientrato (in Champions però aveva fatto molto meglio) e da un Boateng che non vedeva il campo da un mese (e che nel riscaldamento prepartita aveva rischiato di accomodarsi in panchina per un problema alla schiena). Il Milan inoltre, a differenza dalla Juve, ha la coppa da giocare: un impegno in più, un impegno pesante per una squadra che contro i bianconeri ha schierato una formazione con un'età media da record, 31 anni. Mister Allegri, infine, è abituato alle partenze da lumaca: prima dell'ultima sconfitta aveva gli stessi punti racimolati l'anno precedente, quello del trionfo tricolore (e non nuoce ricordare che al suo esordio a Cagliari perse le prime cinque partite, sopravvivendo quasi per miracolo alla furia del suo presidente Cellino, noto mangia-allenatori). Il punto, semmai, è che questo Milan è una squadra lenta. Un'ottima squadra, ma abituata a giocare a ritmi bassi, e in grandissima difficoltà quando l'avversario corre di più. Carlo Ancelotti, quando lasciò la panchina rossonera, abbandonò una squadra altrettanto lenta, e senza più motivazioni dopo aver vinto tutto. Ma dalla dipartita di Carletto al Chelsea di tempo ne è passato. Il telaio della squadra resiste (anche se questo telaio - Gattuso, Ambrosini, Zambrotta, Inzaghi, Bonera;  escludiamo Seedorf e Nesta - spesso si accomoda in panchina), ma i rossoneri dal 2009 hanno cambiato pelle. La squadra ha rinnovato parte dei suoi pilastri, a partire da Thiago Silva, passando per Boeateng fino ad arrivare a Ibrahimovic. I giocatori nuovi, che Carletto non ha mai allenato e che si giocano una maglia da titolare, sono tanti: Van Bommel, Mexes (quando rientrerà), Aquilani, Nocerino, Emanuelson, Robinho, Cassano, El Shaarawy. Eppure, il Milan di Allegri non sembra aver cambiato idea di gioco rispetto a tre anni fa. I rossoneri giocano a ritmi bassissimi, cercando di imporre la loro idea di partita, un calcio ragionato e orizzontale. I risultati di questo inizio di stagione non sono soddisfacenti. Quindi, lancio una provocazione. Premesso che mister Allegri merita la fiducia e ha dimostrato di saperci fare, perché non pensare di riportare Carlo Ancelotti (disoccupato, lo vediamo a commentare le partite su Sky) sulla panchina del Milan? Prima o poi, lo dicono in tanti, accadrà. Ma allora perché non tagliare i tempi mettendo le chiavi di una squadra lenta in mano al maestro assoluto del gioco a bassi ritmi? Il telaio dei rossoneri è cambiato, l'anima non altrettanto. Mandar via Allegri sarebbe certo una mossa azzardata, una bocciatura che il mister non merita affatto. Ma facendo i conti con la realtà dei rossoneri, Ancelotti potrebbe essere perfetto. Voi cosa ne pensate? Commentate l'articolo e fateci sapere la vostra opinione. di Andrea Tempestini

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