NelMirino Il web si rivolta contro Travaglio: accusato di plagio se la prende coi "mitomani"
Editoriale incriminato: un internauta lo accusa di aver copiato. E Marco: "Nessun chiarimento per un mitomane"
Gli unici ad aver diritto di accusare Marco Travaglio di plagio sono i giudici. Con il copia e incolla dalle carte delle Procure, la spalla di Santoro (copyright Massimo de' Manzoni, citiamo la fonte per carità) ha costruito una sterminata bibliografia. Lo ha riconosciuto persino un antiberlusconiano feroce come Giorgio Bocca: «Sono libri fatti coi ritagli della questura, dei tribunali, libri pessimi». Ma i pm sono consenzienti, dunque non c'è niente di male. Meno disponibile è invece il blogger Claudio Messora, titolare del sito Byoblu.com, il quale sostiene che non solo Travaglio ha scritto un pezzo identico al suo, ma - richiesto di fornire spiegazioni - lo ha pure insultato. Questi i fatti. Il 13 settembre, Messora inserisce sul sito un articolo intitolato «Quel che si può fare in due minuti». Immagina un dialogo tra il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek, la sua segretaria e Berlusconi. Silvio è dipinto come un deficiente giunto al colloquio solo per sfuggire ai giudici, uno che ci prova insistentemente con la segretaria e in tutti i modi vuole farsi ricevere dal Buzek nonostante costui gli ripeta che ha solo due minuti di tempo. Il giorno seguente, sul Fatto quotidiano compare un editoriale del commissario Travaglioni intitolato «Eurobunga». Si tratta di un dialogo fra tre personaggi: Ometto (Berlusconi), Presidente (Buzek) e Segretaria. Silvio, ovviamente, è dipinto come un deficiente che... Insomma, il succo è il medesimo. A un certo punto della conversazione, il Presidente gli dice pure: «Senta, sto aspettando il presidente polacco (...). Guardi, abbiamo due minuti esatti da ora». Nel suo pezzo, invece, Messora scriveva: «Mi dispiace non poterle dedicare molto tempo, ma lei comprende... Il presidente polacco Komorowsky aveva già preso appuntamento...». Lo stile è diverso, l'intemerata di Travaglio è più divertente, scritta meglio... Ma l'idea è sinceramente molto simile. Sempre il 14 settembre, Messora pubblica un post intitolato «Sono contento di sapere che Travaglio mi legge». Poiché il blogger è evidentemente un estimatore del vicedirettore del Fatto, si limita a far notare in modo garbato la somiglianza fra gli articoli. E dice: «Sono felice che l'idea sia piaciuta e che qualcuno ne abbia fatto un riadattamento per l'editoriale di Travaglio (...). Tuttavia, siccome dalle loro parti fortunatamente si percepisce uno stipendio, mentre qui in rete l'unica ricchezza è la citazione (...), un piccolo link a questo blog non sarebbe parso fuori luogo. Pazienza. Almeno sono contento di sapere che mi leggono». La storia potrebbe finire qui, invece no. Il 22 settembre, Messora propone un altro articolo. Dice che, su consiglio di altri internauti, ha mandato una mail a Travaglio per chiedergli chiarimenti. Si aspettava, sostiene, di « ricevere una risposta, a mio avviso, perlomeno educata. (...) Invece il tono delle risposte di Marco Travaglio alla mia richiesta di spiegazioni (...) è per me totalmente inaccettabile. Non pubblico lo scambio, nonostante le vostre richieste, perché sono conversazioni di natura privata (...). Però le formule di totale disprezzo da lui utilizzate mi hanno amareggiato non poco». Riporta poi un messaggio che gli è giunto via Facebook da parte di un'altra internauta, Rosaria Salvato, la quale dice di aver scritto a Marco a proposito della “copiatura”. Questa sarebbe stata la risposta: «Guardi, se lei pensa che io copi i miei articoli, può anche cambiare giornale. Io non devo alcuna spiegazione a nessuno dei mitomani che infestano il web. Le posso solo assicurare che non ho mai copiato una riga in vita mia». In effetti, la vicenda ha dell'incredibile. Sorge il dubbio che Messora abbia inventato tutto, magari falsificando le date della pubblicazione dei suoi pezzi: così fosse, sarebbe una beffa clamorosa. Eppure la storia del presunto plagio è rimbalzata sui siti, ieri Daw Blog la rilanciava con enorme evidenza, scatenando un furioso dibattito. I fan di Travaglio erano inferociti, non volevano credere a una parola. Come potrebbe San Marco Fustigatore ispirarsi a un oscuro scribacchino internettaro? Beh, Messora tanto oscuro non è, il suo blog è piuttosto noto e frequentato. Inoltre, dice lui stesso: «Marco Travaglio mi conosce benissimo, come del resto è ragionevole pensare avendo io un blog di vecchia data sulla versione online del Fatto. Ci siamo visti e parlati in più di un'occasione, ci siamo avvicendati sul palco del Premio Ischia internazionale del giornalismo (lui vinse la XXX edizione, io vinsi quella successiva), fece pubblicare in diverse occasioni le mie inchieste sul Fatto Quotidiano cartaceo (...), girò il mio contatto a collaboratori interni (...). E poi tiene una rubrica fissa sul blog di Grillo, sul quale il mio faccione è comparso svariate volte». In effetti, sul sito del Fatto i contributi di Messora sono numerosi e nell'albo d'oro del premio Ischia lui compare davvero. In sostanza, è un bel casino. Certo, può essere che si tratti di una coincidenza, che Messora sia semplicemente in cerca di pubblicità. La sua trovata, dopo tutto, non è certo un colpo di genio. E di sicuro lo stile travagliesco è inconfondibile, risulterebbe originale anche se Marco avesse preso ispirazione da altri. Su internet, del resto, si trova qualunque cosa (comprese le false accuse). Ecco, solo un appunto: ma non erano Travaglio e soci a sostenere che sul web c'è la libertà allo stato puro, senza bavagli né censure? Forse è il caso di rivedere le posizioni... PS. Dichiara Marco Travaglio a Libero, in serata: «Non ho nulla da dire, se non che non ho copiato un bel niente. Querelerò chiunque scriva il contrario». di Francesco Borgonovo