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Gli Stati Uniti pagano un milione per l'assoluzione di Amanda

Il verdetto atteso lunedì. Pm: gli americani hanno speso una fortuna in pubblicità per influenzare il giudizio. Fuga con Raffaele?

Andrea Tempestini
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Alla vigilia del verdetto previsto per lunedì, nell'aula di Perugia, va in scena uno scontro senza esclusione di colpi fra accusa e difesa. Gli esiti delle perizie eseguite dal Tribunale hanno invalidato i risultati di quelle ordinate a suo tempo dalla Procura, cancellando così i capisaldi delle cosiddette “prove scientifiche”. “Prove” che, in primo grado, hanno assunto un ruolo cruciale nel determinare la sentenza di colpevolezza per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Lei condannata a 26 anni, lui a 25 per l'omicidio dell'inglesina Meredith Kercher. Sgozzata (secondo l'accusa) per non avere preso parte a un gioco erotico di gruppo improvvisato a tarda sera, e sfociato appunto nell'omicidio a opera dell'americana, del fidanzato pugliese e dell'ivoriano Rudy Guede. Questi, già condannato con rito abbreviato e in via definitiva a sedici anni. Gli esiti degli esami peritali portati sullo scacchiere dal Tribunale umbro hanno dunque rinfocolato negli imputati, che da sempre si dichiarano innocenti, la fiducia in una assoluzione.  Speranza vigorosamente e attentamente alimentata dagli Stati Uniti, che in questi quattro anni di indagini e processi non hanno mai abbassato la guardia e tantomeno i riflettori sulla giovane e bella cittadina di Seattle, imprigionata in Italia perché accusata del crimine dei crimini. L'ipotesi ottimista, di riflesso, ricade a favore anche dell'ex fidanzato pugliese, considerato il complice (abbastanza sottomesso) nel delitto di cui Amanda sarebbe, per l'accusa, la regista e anche l'esecutrice materiale. Lei dunque la vera anima nera, mascherata dal volto angelicato e il fare seducente. Sfido chiunque intenda smentire che il processo di Perugia non sia stato  un processo “amandacentrico”. Un rito celebrato davanti alle parabole e alle telecamere di tutto il mondo: come in un set cinematografico del noir internazionale. Con almeno tre nazioni direttamente coinvolte: la nostra, l'America e l'Inghilterra. Di fronte al nuovo scenario giudiziario che avanza e porta con sé  l'ipotesi per niente  remota  di una assoluzione, è comprensibile che lo scontro in aula sia stato molto acceso. Soprattutto in queste ultime udienze: le parti hanno giocato tutto le loro carte per convincere la Corte. Sia sul piano giuridico, sia su quello più strettamente emotivo e umano.  Ieri, nel giorno delle repliche, nessuno le ha mandate a dire. A cominciare dal pm Giuliano Mignini che ha calcato la mano nel sottolineare che l'America ha investito oltre un milione di dollari per portare avanti la campagna pubblicitaria a favore di Amanda Knox. E sponsorizzare così la sua innocenza. «Una cosa mai vista, perché non ha precedenti nella storia dei processi», ha tuonato il magistrato dell'accusa. Giuliano Mignini ha anche avvertito: «Se gli imputati dovessero venire assolti, in questo secondo e non definitivo grado di giudizio, essi fuggiranno. Di sicuro». Ergo: giustizia non sarà mai più fatta. I genitori di Amanda avrebbero già preparato il passaporto per la figlia e un jet privato sarebbe pronto a decollare con lei a bordo. Immediatamente in caso di assoluzione. Manuela Comodi, l'altro magistrato dell'accusa, è andata giù pesante nel rinnovare la richiesta di ergastolo per entrambi gli imputati: «Sono assassini», ripete più volte. «Amanda e Raffaele hanno ucciso per niente. Ma hanno ucciso. Sono giovani. Ma anche Meredith lo era». Aveva 22 anni, Mez. E i suoi familiari: mamma Arline e la sorella Stephane, che ieri ancora cercavano inutilmente i biglietti per poter arrivare da Londra a Perugia ed essere in aula nel giorno della sentenza, «non potranno che rivolgere il loro sguardo alla Corte, chiamata a rendere Giustizia alla loro bambina. Incrociando i loro occhi con quelli della Giuria, chiederanno la conferma della sentenza di primo grado»,  ha spiegato in aula l'avvocato Francesco Maresca. Sull'ipotesi della fuga degli imputati avanzata dall'accusa, al termine dell'udienza, è intervenuto Curt Knox, il padre di Amanda che ha anche negato sia pronto un aereo: «Non capisco da dove venga questa idea che mia figlia sia pronta a scappare. Spetta alla giuria stabilire se lei  avrà la possibilità di tornare a casa con noi. E finché non decidono, resta nelle loro mani». Le perizie del Tribunale hanno stabilito che il Dna di Raffaele trovato sul gancetto del reggiseno della vittima, non può essere considerato una prova incontrovertibile a suo carico, in quanto l'indumento (repertato dalla polizia dopo 46 giorni) sarebbe stato contaminato. Riguardo il coltello, considerato dall'accusa l'arma del delitto impugnata da Amanda che vi ha lasciato la sua impronta, gli esperti hanno replicato che l'assenza di sangue non consente di stabilire con certezza sia proprio la lama usata per uccidere. A questo proposito l'accusa ha controbattuto con forza, sottolineando che esiste uno scenario a sostegno della colpevolezza degli imputati. Ovvero: ci sono le impronte dei loro piedi scalzi e insanguinati nel corridoio della casa del delitto. L'orma trovata sul tappeto del bagno, col sangue di Mez, non può essere di Rudy Guede perché questi non si è mai tolto le scarpe quella notte di morte del 2 novembre 2007. E ancora: resta la sfilza di bugie raccontate dai due ragazzi, gli alibi che non reggono. Il loro «sgangherato e patetico» tentativo di fingere un furto e l'ingresso di un improbabile killer, inscenato rompendo una finestra della casa dall'interno. Come non bastasse, c'è la calunnia subìta da Patrick Lumumba, innocente e incolpato da Amanda. Ultimo tassello, più emotivo se non straziante: «Perché», si domanda il pm Mignini, «gli imputati si sono voltati, senza tradire emozione, quando in aula sono state proiettate  le foto del corpo martoriato in branco di Mez?». Questione di «sentimento di pudore da parte di Raffaele», ha risposto papà Sollecito. Lunedì Amanda e Raffaele parleranno in aula. Poi la Corte si chiuderà in camera di consiglio per la sentenza. La decisione dovrebbe nella stessa giornata, dato che nulla è stato predisposto per fare dormire i giudici nell'aula del confronto. Il verdetto sarà pronunciato in diretta tv, ma senza pubblico in aula per motivi di spazio: 360 le testate accreditate. E la Cnn in pole position. di Cristiana Lodi

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