Cerca
Cerca
+

Ma in una Rai da vergogna l'unico problema è Minzo?

Troppe Telekabul. Attaccano il direttore del Tg1 per aver cacciato la Ferrario, per gli editoriali e giornalisti. Ma Rai3 è ostaggio

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Com'è la Rai, presidente Garimberti? «Un'azienda normale» come lei ebbe a dire al suo insediamento?  È normale che il direttore del principale telegiornale sia sottoposto a crocifissione e sputtanamento quotidiani ai quali lei inopinatamente partecipa, e che un normale avvicendamento alla conduzione, dopo ventisette anni di permanenza ininterrotta, finisca con l'irruzione della Fiamme Gialle? È normale che al suddetto direttore non sia consentito di scegliersi i conduttori e nemmeno di fare ogni tanto un editoriale, che è il cuore e il sangue del lavoro di un direttore? Che, a torto o a ragione, gli si fornisca un benefit sotto forma di carta di credito, che poi diventa una facility, leggasi un trappolone, con diciotto mesi di ritardo dalla presentazione del conto? E che avrà detto mai, che « c'è qualcosa che non va nel sistema giudiziario», che «Craxi è stato uno statista», addirittura che il direttore del Tg1 è da sempre legato al partito di governo? Tanto è vero che il Tg3, quello che resta di sinistra tanto che la sinistra sia al governo quanto che sia all'opposizione, è condotto con assidua e brillante regolarità nelle sue edizioni principali, approfondimenti ed eventi speciali, dal direttore, e di editoriali della suddetta è giustamente pieno zeppo. Non ci sarebbe niente di male, non fosse che in questi giorni ci sono andati giù pesanti, nel suo silenzio, presidente, in quello di Sergio Zavoli, ché anche voi, da applicatori indefessi della doppia morale, vi svegliate a giorni, anzi a schieramenti politici, alterni. Non siete i soli, ma gli altri, dallo squalo Murdoch in versione italo progressista che commissiona sondaggi forcaioli sul “ministro imputato di mafia” e fa intervistare un musicista americano in tournée su “che pensa del Cav”, alla scatenata 7 della Gruber in amoroso duetto con il garante della morale in politica, Massimo D'Alema, sono un'azienda normale, nel senso che fanno bene a fare come gli  pare. Aggiungo che è peggio per Mediaset, e per il partito del premier che con Mediaset ha legami speciali, se invece su quelle reti l'informazione politica oscilla da un caso di imbarazzante adulazione a diffuso presunto fair play così anglosassone da far venire i brividi, tenendo la museruola ad alcuni fuoriclasse. La Rai è la Rai. Prendiamo gli ultimi due giorni, e faccio solo due esempi, risparmiandoci Fazio, Travaglio e altri informatori obiettivi.  Linea Notte, conduce il direttore, parte con una cronista che insegue i parlamentari all'uscita del voto sulla mozione di sfiducia respinta al ministro Romano, a colpi di «siete sicuri del vostro voto», «e se poi lo rinviano a giudizio», segue musica d'occasione da film della mala, immagini di Berlusconi che si avvicina a Romano, titolo «L'abbraccio», entra in scena la Berlinguer. «Allora tutto è andato come era previsto, la maggioranza salvando il ministro Romano ha salvato ancora una volta se stessa, ma i problemi restano sul tappeto. Dallo scontro, per ora possiamo dire che siamo alla tregua armata, tra Berlusconi e Tremonti, che rischia di bloccare anche la nomina del futuro governatore di Bankitalia, alla crisi economica, sempre più difficile il rapporto con gli imprenditori che hanno contestato con fischi e urla il ministro Matteoli, ai guai giudiziari del presidente del Consiglio, che anche oggi, dopo aver ripetuto quello che ormai è il solito copione, i giudici ce l'hanno con me, vogliono distruggermi, ha annunciato che una di queste sere andrà in televisione a raccontare tutta la verità, naturalmente la sua verità. Insomma, grande è la confusione sotto il cielo e chissà che alla fine non si riveli esatta la sensazione che oggi ha avuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che commentando la bagarre in aula ha dichiarato: “Sembra che si sia aperta la campagna elettorale”». E con questo viatico, il direttore del Tg3 dà la parola non all'esponente del governo, che dovrà aspettare il suo turno per eventualmente controbattere, ma a Enrico Letta, che funereamente ci mette il suo carico. È un editoriale o no, presidente Garimberti? Ancora, Tg3 ore 19 di ieri, si apre col pistolotto del conduttore, che ci infilza subito, altro che notizie, che loro non firmano già da un po', che è uno scandalo che non ci sia più il programma della Dandini, che il danno all'azienda è enorme, che i giornalisti del Tg3 non accettano, e via sindacalizzando. Tutto normale, il problema è Minzolini? di Maria Giovanna Maglie

Dai blog