Ruba un ovetto di cioccolata Processo da migliaia di euro
Un "bottino" da 1 euro e 4 centesimi e un procedimento che ne costerà migliaia: ecco perché la giustizia italiana non va
Un ovetto Kinder incarta la giustizia italiana. Donato, studente tarantino ventenne, da due anni è messo alla sbarra dal tribunale di Taranto per il presunto furto dell'uovo di cioccolato bicolore più amato dai bambini italiani. Valore della "bottino": 1 euro e 4 centesimi. Costo del processo: migliaia di euro fra atti giudiziari, notifiche, tempo di lavoro per cancellieri, magistrati, carabinieri, avvocati. Tenendo presente che anche soltanto l'atto di citazione costa ben più del valore della refurtiva. Ora si capisce perché il presidente della Corte d'appello di Taranto, Mario Buffa, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario denunciava la lentezza dei processi, sottolineando come nella cittadina pugliese si lavorasse ancora come "l'età della pietra". Due anni di processo - Il punto, come riporta il Corriere della sera, è che se per Donato si dovesse mettere male, lo studente potrebbe guadagnarsi una etichetta da pregiudicato. Difficile spiegare, poi, che quel precedente per furto si riferisce solo a un misero ovetto Kinder. Buono sì, e pure con la sorpresa. Ma pur sempre un ovetto kinder. L'avvocato di Donato, Gianluca Pierotti, è convinto che ci siano "tutte le premesse per chiudere questo caso con un'assoluzione". Ma per vedere la fine di questa storia bisognerà aspettare ancora molto tempo. E contando che il processo tiene sotto scacco un'intera famiglia già da più di due anni, si può immaginare quale sia lo spreco di soldi ed energie che ha comportato e comporterà. L'ovetto e l'Ape car - La storia risale al 4 agosto del 2009. Quando Donato, allora 18enne, era con un amico a Montedarena, sulla costa salentina, proprio davanti a un rivenditore ambulante di frutta, verdura e dolciumi. Donato si sarebbe avvicinato al camioncino del venditore per comprare l'ovetto di cioccolato. Da questo momento in poi, però, ci sono due versioni. Lo studente dice di aver preso l'ovetto kinder per mostrarlo al commerciante e pagarlo. Il venditore, Luciano, sostiene invece che il ragazzo l'aveva messo in tasca e che quando gli ha fatto notare di averlo scoperto, ha ricevuto in cambio una valanga di insulti. Motivo per il quale Donato è anche stato rinviato a giudizio per ingiuria. "Tutto falso", replica, "mi ha sgridato peché non dovevo toccarlo e gli ho chiesto pure scusa". Anche l'avvocato Pierotti conta di smontare l'accusa, perché Donato "indossava un pantalone jeans a vita bassa aderente e tale da impedire l'intromissione nella tasca di un uovo di cioccolato". Furto e ingiuria - Una storia di accuse reciproche, che avrebbero potuto risolversi in una semplice sfuriata estiva davanti a un'Ape car. Invece il commerciante ha chiamato i carabinieri e Donato è stato identificato e interrogato in caserma. Bastava una stretta di mano e via. Invece no. Neanche i tentativi di transazione, arrivati fino alla proposta di una somma di 1600 euro, sono bastati. E così il fascicolo dell'ovetto ha raggiunto le scrivanie del tribunale di taranto. Accuse: furto e ingiuria. Rinvio a giudizio e tanto di processo. Costoso.