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Folgorati su via di Bagnasco Bindi e Bersani in adorazione

Non solo il Pd. Anche la stampa di sinistra si esalta. E così come per magia le polemiche sull'ingerenza dei preti non esistono più

Andrea Tempestini
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Gli esponenti del Partito Democratico Roberto Giachetti e Matteo Renzi, ieri, sono sembrati le sole persone normali in una sinistra letteralmente impazzita per le parole di Angelo Bagnasco, il presidente della Cei. Giachetti ha detto: «Sono laico e faccio politica. Piena libertà a Bagnasco di dire quello che pensa, ma non intendo usare le parole della Chiesa quando conviene». Renzi ha detto: «Bisogna finirla di considerare le parole dei vescovi quando ci fanno comodo e non considerarle quando non ci piacciono. I politici non devono stare a rincorrere le frasi della Chiesa, oggi tutta la sinistra dice “vedete, lo dice anche il vescovo”, se invece dice qualcosa sulle scuole private la destra dice “vedete, ha ragione il vescovo”». Se invece volete conoscere le gioiose laudi a Bagnasco - sembrava che avesse appena camminato sul lago di Tiberiade - dovete recuperare i giornali di ieri e probabilmente anche di oggi: spiccavano l'ex radicale Francesco Rutelli, Pier Luigi Bersani, Maria Rosaria Bindi ma soprattutto c'era uno spazio di stampa da sbarco sulla Luna. L'Unità ci ha aperto la prima pagina e ci ha dedicato le intere pagine 2 e 3 («I vescovi sfiduciano Berlusconi,  Bagnasco condanna Berlusconi») dove si esaltava addirittura che l'Italia andrebbe liberata dal «pansessualismo» ma dove c'era un commento, soprattutto, di cui vale la pena di riportare l'intero incipit: «Varcate le Colonne d'Ercole del ripudio etico politico del berlusconismo in caduta libera, il presidente della Cei ha srotolato la mappa della navigazione interiore». L'autore, Domenico Rosati, invece ha srotolato altre cazzate per cinque colonne fitte, mentre piccolo, piccolissimo, in basso a destra, annaspava il trafiletto «Monsignor Babini accusa: Vendola è gay e pecca più di Silvio». Fa niente, Parigi val bene una messa col vescovo. E pensare che l'interprete al solito più fedele della Cei, cioè Avvenire, è riuscito a occuparsi della faccenda per ben 7 pagine intere - ha riportato tutte le 16 cartelle dell'intervento di Bagnasco al Consiglio permanente dell'episcopato italiano - e però è riuscito, in tutti i titoli e anche nei sottototoli e nelle didascalie, a non citare mai e poi mai la parola «Berlusconi», né «Cavaliere», né altro di simile. Il che ovviamente non significa che non ci fossero critiche chiarissime rivolte al mondo della politica e a una «questione morale» che investe il Cavaliere per le stranote vicende: nella prolusione di Basgnasco c'era un riferimento inequivocabile a «stili di vita incompatibili con il decoro delle istituzioni». Ma questo non toglie che certo neo-clericalismo faccia ridere, o, se non proprio clericalismo, attenzione spasmodica per le parole del pulpito. La laica Repubblica, quella di Ezio Mauro, è riuscita a inventarsi anche il solito articolo di «retroscena», cioè uno di quei fantastici pezzi completamente inventati e pieni di fonti anonime dove ti spiegano pure che cosa Berlusconi abbia pensato la sera tardi. L'ha scritto Carmelo Lopapa, cognomen omen: «Il mondo delle parrocchie, la stampa cattolica e una schiera di vescovi italiani hanno giudicato non più sostenibile il silenzio rispetto allo spettacolo che il berlusconismo al tramonto ha offerto». E chissà, magari potrebbe anche essere vero, potrebbe anche essere che il retroscenista Lopapa, prima di scrivere, abbia effettivamente telefonato complessivamente a «il mondo delle parrocchie, alla stampa cattolica e a una schiera di vescovi italiani». Ma che fine hanno fatto le critiche alla Chiesa? Dove sono finite le lagnanze per l'Ici non pagata da certi esercizi cattolici? Per fortuna se n'è occupato il manifesto, altro giornale che alla questione ha comunque dedicato le prime tre pagine e l'editoriale e molto altro ancora; a pagina 4, a margine di una fondamentale intervista al vescovo di Mazara del Vallo, l'ultimissima domanda non ha pietà: «Bagnasco fa poca autocritica, niente da dire sui privilegi della Chiesa?». Risposta: «Chiunque lavori nel sociale deve essere sgravato dalle imposte». Fine, stop, intervista finita. Cioè: ieri soggetti vari - il Partito liberale, l'esponente della Lega Carolina Lussana, l'ex Pdl Giancarlo Lehner - hanno commentato le parole di Bagnasco anche con una certa durezza, rinfacciandogli per esempio di non aver parlato di pedofilia. C'era da imbastirci fior di articoli, se fosse servito. Cercarne traccia su qualche giornale: niente. Non serviva. di Filippo Facci

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