Gigi non pulisce Napoli: l'Europa bastona l'Italia
Bruxelles boccia il piano di smaltimento dei rifiuti: è pronta una sanzione e una lettera messa in mora. Rifiuti in strada
Il problema non è tanto la spazzatura, che ancora non è sparita da Napoli. Un cancro del genere non lo debelli in tre mesi, al massimo puoi fare potenti iniezioni di morfina che ne affievoliscano il dolore. Il problema vero, invece, è la distanza tra la realtà e la rappresentazione che di essa ne fornisce il suo sindaco: esattamente come ai tempi in cui indossava la toga. Il minimo che possa accadere, dinanzi a reiterate affermazioni del tipo «Abbiamo ripulito Napoli grazie all'efficacia della nostra azione e nonostante forze oscure abbiano tentato di boicottarci», è svegliarsi una mattina e trovarsi con l'Ue che mette in mora non Napoli, ma l'Italia in quanto Stato, per la mancata soluzione del disastro: del quale, va detto, De Magistris non ha responsabilità. Non ancora. Ma il tempo scorre e le urgenze si raddoppiano. Lunedì il comune ha consegnato i kit per la differenziata partendo da Scampia e, mentre lo faceva, nella grande arteria di via Marina e nel centro storico le montagne di sacchetti aumentavano sotto una fitta pioggerellina che ne accresceva peso e lerciume. Fino a ieri notte quando, tra Napoli e provincia, sono rispuntati roghi ed incendi di cassonetti: almeno tredici quelli estinti dai vigili del fuoco. Le fiamme hanno interessato il centro storico del capoluogo e via Arenaccia, corso Meridionale, Calata Capodichino, mentre il resto si è concentrato nell'area flegrea, tra Pozzuoli e Quarto. Tra scioperi dei lavoratori, aree di stoccaggio provvisorio (via Brin) che non decollano e navi che non partono (e non si sa quando lo faranno) il ritornello è lo stesso degli ultimi 20 anni. Ieri mattina c'è stata la riedizione del monito europeo che sfociò nella condanna della Corte di Giustizia Ue del marzo 2010. Un nuovo avvertimento riferito non allo scenario sinora descritto, bensì a una cosa molto più seria: cioè alla inaffidabilità del piano generale di smaltimento dei rifiuti che l'Europa chiede agli stati membri. Pena multe salate, che poi dovranno pagare a Belluno come a Siracusa. Il ciclo deve essere completo: differenziata a monte e a valle, compostaggio e impianti per la termovalorizzazione. Roba (relativamente) semplice ovunque tranne che a Napoli. Inutile ripetere perché. Il commissario all'Ambiente, Janes Potocnik ha ribadito: «La messa in mora è pronta, dopodichè ci sarà una nuova procedura di infrazione per l'Italia, seguita dall'applicazione di sanzioni pecuniarie». Dal Comune si dicono «non sorpresi» per la minaccia targata Ue, indicando nel piano presentato a Bruxelles dalla Regione la causa di tutto. «C'era un eccesso di termovalorizzatori, contrario alle direttive Ue» afferma il vice sindaco Tommaso Sodano, l'uomo macchina di De Magistris in materia. Lo stesso che, pochi giorni fa, ha incredibilmente esultato per la gara andata deserta per la costruzione dell'impianto a Napoli est, riaprendo così una vertenza con Caldoro finora anestetizzata solo grazie ad un certo aplomb che il governatore continua a mantenere nei confronti dei ‘rivoluzionari' di Palazzo San Giacomo. Fino a quando non si sa. Il problema, in realtà, è veramente serio perché la giunta De Magistris chiede di sottrarsi alla disciplina del piano generale di smaltimento, scommettendo su soluzioni adottabili per piccoli bacini demografici, non certo per metropoli come Napoli. Lo dice Sodano stesso: «Da mesi stiamo chiedendo di essere stralciati da questo piano per accedere direttamente ai fondi comunitari e realizzare autonomamente l'impiantistica necessaria: compostaggio, isole ecologiche e impianti di trattamento meccanico a freddo dei rifiuti». Una “autarchia” stravagante dal momento che si continua a chiedere danaro all'Ue. Si potrebbe cominciare a pretendere lo sblocco di quei 150 milioni di euro destinati da tempo alla Campania e sospesi su richiesta di una pattuglia di deputati europei. Il cui primo firmatario, un anno e mezzo fa, aveva un nome familiare dalle parti del comune: si chiamava Luigi De Magistris. di Peppe Rinaldi