La Sapienza chiude la radio Fiorello scende in campo
Lo showman si è rivolto alla Gelmini in un video comparso su Twitter: "Faccia saltare fuori i soldi per la trasmissione"
Non per scomodare precedenti ingombranti, ma c'è un noto personaggio del mondo dello spettacolo che ieri è sceso in campo mediante videomessaggio: il personaggio in questione è Rosario Fiorello, ed il gesto si è reso necessario perché l' università La Sapienza di Roma - notoriamente non un covo di feroci berlusconiani, anzi - di punto in bianco ha chiuso la propria radio. Se non è bavaglio, poco ci manca. Anche se la moltitudine di sinceri democratici che in queste ore prepara le barricate contro l'obbligo di rettifica per i blog contenuto nel ddl intercettazioni, per questo caso di censura c'è da scommettere che non si indignerà. Il video in questione, ad ogni buon conto, è comparso ieri mattina su Twitter e in mezza giornata ha fatto il giro del web, diventando un piccolo caso. Davanti all'obiettivo della telecamera ci sono Fiorello e due ragazzi sconosciuti. Roma, sei del mattino. I due ragazzi stanno facendo la posta allo showman - che ogni giorno a quell'ora va a fare il pieno di quotidiani sempre alla stessa edicola - onde sottoporgli il proprio caso. I due sono vittime della chiusura di cui sopra. Conducevano un programma su Radio Sapienza, l'emittente via web della principale università della Capitale. Ma, al ritorno dalle vacanze estive, sono venuti a sapere che l'emittente aveva improvvisamente cessato l'attività. Da cui l'operazione di sensibilizzazione messa in piedi dai due. Che trova in Fiorello la più inattesa delle sponde: lo showman prende a cuore i ragazzi e - pronti, via - sfodera il video prêt-à-porter, con tanto di appello al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini affinché, nonostante ci siano «i famosi tagli alla cultura», faccia lo stesso saltare fuori «dieci euro per fare la radio alla Sapienza» (che «mica è la Luiss, che ha dietro Confindustria»). Anche perché, se non proprio con i «dieci euro» invocati da Fiorello, la questione si potrebbe sistemare davvero con pochi soldi. «Noi», dice a Libero Sasha Dominis, uno dei due ragazzi, «come tutte le altre persone che lavoravano lì non abbiamo mai visto una lira: la nostra trasmissione “Corvo rosso” e tutte le altre sono sempre state rigorosamente gratuite. Come del resto la strumentazione e l'attrezzature, che venivano dalla Rai e costavano zero». E allora di che soldi stiamo parlando? «Restavano da coprire», spiega l'altro autore, Enrico Costantino, «solo le spese vive per i server e la manutenzione spicciola». Spicciola nel vero senso della parola, dato che la cifra stimata si aggirerebbe intorno ai duemila euro in tutto. Rimane il mistero sul perché la Sapienza non li abbia tirati fuori. I due (a questo punto ex) conduttori allargano le braccia: «Nessuno ci ha dato spiegazioni, ci hanno solo detto che finiva qui e tanti saluti». A farsi un giro tra i viali dell'università, però, qualche maldicenza (dall'incerta attendibilità, ma è il bello delle maldicenze) la si raccoglie pure. Sostengono i rumors che dietro la chiusura della radio si celerebbe in realtà una serie di dissidi accademico-politici incrociati tra facoltà (la radio dipendeva da Scienze della Comunicazione) e rettorato. Quale che sia la vera causa, però, resta il dato di fatto: l'università “de sinistra”, con motivazioni che non paiono proprio delle più solide, ha tirato giù la serranda della propria radio da un giorno all'altro. Fine delle trasmissioni. Sempre che a san Fiorello non riesca il miracolo. di Marco Gorra