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La Russa vuole la nuova An Obiettivo 4mila tesserati

Milano. Il ministro, De Corato, Corsaro e Mantica. E la riunione all'ombra della gigantografia di Almirante (e del Msi)

Lucia Esposito
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Una gigantografia che ritrae Giorgio Almirante durante un comizio nei primi anni '70 in una gremita piazza del Duomo. La sede “storica” dell'Msi  milanese, quella di via Mancini. E soprattutto un parterre di politici tutt'altro che marginale: Ignazio La Russa, Riccardo De Corato, Massimo Corsaro e Alfredo Mantica. Lunedì,  ore 12.30,  ecco di scena una riunione aperta ad una sessantina di quadri del Pdl facenti capo alla corrente degli ex di An. È  ovviamente Ignazio La Russa a tenere banco: «Bisogna rigenerare i circoli di An e rafforzare quelli sopravvissuti nel passaggio al Popolo della Libertà». L'obiettivo è quello di averne in funzione almeno quattrocento sul territorio di Milano e hinterland nel più breve tempo possibile. Ogni circolo dovrà essere in grado di schierare almeno una decina di associati, tutti rigorosamente iscritti al Pdl. Nella peggiore delle ipotesi il gruppo dei larussiani sarebbe così in grado di tesserare circa quattromila militanti. E in vista del congresso provinciale non è cosa da poco. Soprattutto ora che lo scontro tra la corrente di Mantovani e quella di Podestà si sta riproponendo proprio sui numeri degli iscritti e sulla capacità di mobilitare gli elettori. Non è la prima volta che Ignazio La Russa organizza riunioni con gli ex aennini. La fondazione Fare Occidente, nata il 23 settembre 2009, è attivissima nell'organizzazione di incontri e dibattiti ma, come registrato alle elezioni regionali 2010 e alle comunali 2011, i risultati elettorali non hanno premiato a sufficienza i candidati larussiani.  Per il consiglio regionale della Lombardia i conti non sono affatto tornati: solo 9537 voti per il fratello del ministro della Difesa, sesto posto dopo ciellini ed ex socialisti. In consiglio comunale Marco Osnato non è andato oltre le 1651 preferenze. Risultato:  un Ignazio La Russa sempre più inferocito per la modesta resa della macchina organizzativa degli ex aennini milanesi: «Non possiamo permetterci un ulteriore ridimensionamento. Ne va della nostra sopravvivenza politica».  Un messaggio che ai sessanta convenuti in via Mancini è suonato come un ordine. Un ordine che spetterà loro mettere in pratica cercando di riattivare la rete dei circoli di Alleanza nazionale, molti dei quali naufragati già agli inizi del 2000, e successivamente ridotti al lumicino con la nascita del Popolo delle libertà.  Ma questa volta sembra proprio che i larussiani non abbiamo altre vie d'uscita. E parlare di circoli non significa resuscitare i morti ma ricreare una rete di consenso che in vista dei congressi cittadini e provinciali per Milano e hinterland potrebbe garantire ai larussiani un recupero di potere e prestigio. Quel sospirato ruolo di ago della bilancia tra ciellini e liberal, tra ex socialisti e futuri democristiani, che riporterebbe in auge a Milano il coordinatore nazionale del Pdl. Estremamente chiaro il commento di Alfredo Mantica, sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri. «Finito il principio del 70 a Forza Italia e 30 ad Alleanza nazionale, possiamo finalmente sperare che il Popolo della Libertà diventi il partito degli iscritti e non più degli eletti. Parlare di circoli significa parlare di iscritti e di congressi. Alla fine potremo contarci e capire chi all'interno del Pdl avrà il consenso reale per poter governare il partito. Mi auguro che il ricorso ad Arcore, abusato nel passato anche per sciocchezze e questioni banali, sia ormai superato. Dobbiamo ricostruire questo partito partendo dal territorio e basta farsi del male da soli con le correnti. Dopo anni di monolitismo intorno alla figura del fondatore cominciamo a dar segni di discontinuità. Votare i propri dirigenti e vedere chi alla fine godrà effettivamente del consenso degli iscritti. Ci son molte anime in questo partito vediamo di farle diventare una risorsa non un ostacolo». di Marzio Brusini

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