La Lega attacca il sistema Sesto Penati s'alza e lascia il Consiglio
Al Pirellone il Carroccio parla di coop rosse l'ex sindaco s'arrabbia: "Strumentalizzazione politica, parliamo della Credinord"
Filippo Penati s'alza e se ne va. E' indignato, peccato che in Consiglio regionale si parli proprio delle sue imprese e del sistema-Sesto, quella fitta rete di tangenti e connivenze che secondo gli inquirenti della Procura di Monza ha portato molti milioni di euro nelle tasche dei Democratici di sinistra e dei singoli politici, Penati compreso. Inaccettabile, visto che la discussione era stata proposta dalla Lega Nord. "Un dibattito inutile, nel senso che non devo rispondere al capogruppo della Lega che ha umiliato la città di Sesto San Giovanni", si è giustificato l'ex braccio destro di Pier Luigi Bersani dopo essere uscito di gran carriera dall'aula del Consiglio al Pirellone. In fuga - In polemica con l'intervento di Stefano Galli, Penati ha lasciato al presidente del consiglio Davide Boni (anche lui leghista) il testo che avrebbe dovuto pronunciare in prima persona e contenente riferimenti piccati al Carroccio. In particolare, scordando la propria spinosa situazione Penati puntava il dito sul caso della Banca Popolare Credinord "che sembra essere la stessa cosa rispetto alla Lega Nord", banca padana che, ricorda l'ex sindaco di Sesto, "finì in un mare di debiti ed ebbe relazioni pericolose al proprio interno". Quindi la difesa d'(auto) ufficio: "Mentre a Sesto il rapporto tra le cooperative era comunque una relazione fra privati - ha osservato - qui invece non c'e una commistione, ma una cooperativa della Banca popolare Credinord che sembra essere la stessa cosa rispetto alla Lega Nord". "E' indubbio - ha concluso - che l'intreccio tra cooperativa e politica qui sia così forte da far apparire addirittura il partito politico e la cooperativa politica un'unica cosa, mentre nel caso delle aree ex Falck il ruolo delle cooperative cosiddette »rosse« è esclusivamente all'interno di rapporti tra soggetti privati". Parole dure, ma mai quanto quelle pronunciate in aula da Galli, che ha chiesto alla Giunta regionale di costituirsi parte civile al processo contro Penati, nel caso siano accertate "malversazioni" che abbiano danneggiato anche la Regione Lombardia. "Sesto San Giovanni - aveva detto Galli aprendo il dibattito - è la dimostrazione visibile che al sacco urbanistico di Milano e provincia parteciparono tutti i principali partiti storici". "Strumentalizzazione" - "Dal Pc al Pds al Pd - ha accusato l'esponente del Carroccio - cambiano le sigle ma abbiamo una sostanziale continuità di governo in quella che è l'ottava città della Lombardia" e a proposito delle "coop rosse" avava denunciato come "queste hanno generato distorsione dei mercati, costituendo una vera e propria sleale concorrenza". Un quadro non molto differente da quello disegnato dai pm di Monza, eppure a Penati non è andato giù: seduto nel gruppo misto (si è da poco autosospeso dal gruppo del Pd e dalla vicepresidenza del consiglio, ma non ha lasciato il ben remunerato scranno da consigliere, ha ascoltato i 20 minuti di arringa leghista poi è fuggito imbufalito: "Sesto non merita di essere trattata in questo modo per bassi fini di strumentalizzazione di carattere politico".