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Dimenticata Anitona compie ottant'anni L'amara vita in ospizio dell'ultima diva Ekberg

L'attrice su una sedie a rotelle nel reparto di lunga degenza ricorda i suoi amori e racconti gli ultimi anni in solitudine

Lucia Esposito
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Dici Anita Ekberg e pensi a quell'incedere sfrontato, ai seni morbidi come le onde dei capelli biondi, al provocante fluttuare dei fianchi. A lei che ride dentro la Fontana di Trevi davanti a un Marcello Mastroianni stordito. Dici Anita e pensi alla Dolce Vita. Alla giovinezza che ti ubriaca e ti fa sentire immortale. Anitona per tutti è rimasta quell'incanto, quel capolavoro che si aggirava per le vie di Roma oscurando la storia ed è impossibile pensare che adesso quella donna lì, quelle gambe sode e interminabili siano ferme su una sedia e rotelle. Oggi Anita è su una sedia a rotelle in un reparto di lungadegenza. L'ha incontrata il Corriere della Sera, un'intervista che è un pugno nello stomaco perché la vita di Anita di dolce ha solo i ricordi, per il resto è amara come quella di un'ottanenne. "I miei giorni sono interminabili. Mi sento un po' sola ma non ho rimpianti. Ho amato, pianto, sono stata pazza. Ho vinto e ho perso. Non ho un marito, non ho figli". Parla del suo passato, dei suoi amori. "Con Gianni Agnelli abbiamo tenuto un segreto bellissimo per anni, finché un giorno un giornalista non pensò di scrivere tutto sul giornale". E poi Dino Risi a cui le mandò un fax scrivendogli: "Piccolo uomo, grande stronzo". Fellni? "non ho mai capito quale fu il reale motivo che lo spinse a scegliermi come protagonista della "Dolce Vita". Le giornate di Anita sono infinite. "La tv non mi piace, è monotona come pure i tiggì sempre a raccontare del vostro premier sporcaccione. Ma perché l'avete votato per tutti questi anni? Anche ai miei tempi c'erano le raccomandazioni, ma non era obbligatorio passare nel letto di qualcuno per poter lavorare". La Ekberg è stanca e si congeda dal giornalista. Va a riposare. Buon compleanno, Anita.

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