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Primo caso, dopo la chemio arriva la gioia di esser mamma

Alberta: 37 anni e un tumore al seno alle spalle. Grazie al congelamento degli ovuli è al terzo mese di gravidanza. Prima in Italia

Costanza Signorelli
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Tre anni fa scoprì di avere un tumore al seno e iniziò una chemioterapia che ne avrebbe compromesso la fertilità. Ora Alberta ha 37 anni, la malattia ormai alle spalle, ed è al terzo mese di una gravidanza che procede senza problemi. Alberta è la prima donna in Italia che dopo una chemioterapia antitumorale riesce a concepire un figlio grazie alla tecnica del congelamento degli ovuli. Una via legale - Lo rende noto Eleonora Porcu, ricercatrice dell'Università di Bologna, che ha assistito la paziente e che stamattina ne ha presentato il caso a Palermo, al congresso della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Ogni anno, spiega Porcu, sono centinaia di migliaia le donne che hanno problemi di fertilità per colpa del cancro. In Italia si stima che il problema riguardi dal 40 al 70% delle donne sottoposte a chemioterapia: secondo l'esperta, per il solo tumore al seno parliamo di un numero che oscilla tra le 15 mila e le 26 mile donne l'anno. A differenza del congelamento degli embrioni, continua la ricercatrice, il congelamento degli ovociti (cellule uovo, dette anche ovuli) è espressamente consentito dalla legge italiana e ha il vantaggio di poter essere praticato preventivamente, anche in assenza di un candidato papà, in attesa del momento e della persona giusti. La storia di Alberta - "Alberta - racconta la dottoressa - si rivolse a noi a fine 2008 su consiglio del suo oncologo. Prima di iniziare la chemio voleva sottoporsi alla crioconservazione degli ovociti. Qualche mese fa è tornata. La terapia aveva avuto successo e secondo gli oncologi poteva provare ad avere un figlio". Come spesso accade, però, dopo una chemio può essere difficile concepire in modo naturale. Così Alberta e suo marito, che risiedono nella provincia di Bologna, si rivolsero di nuovo al Centro per l'infertilità e la procreazione medicalmente assistita. "Scongelammo quattro ovocìti - spiega la dottoressa - e ottenemmo tre embrioni che trasferimmo nel grembo della mamma. Dopo 12 giorni gli esami rivelarono che uno di questi stava crescendo. La gravidanza era in corso. Mamma e papà felici".

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