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G20, salvataggio da 3mila miliardi

Il piano dei Grandi per salvare l'Euro: un progetto che prevede l'aumento del fondo salva-Stati. Mercati asiatici in ribasso

Lucia Esposito
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I grandi della Terra preparano un piano per salvare l'euro. Una ricetta da 3mila miliardi contro la crisi già discussa da parte dei ministri del G20. Si tratta di un progetto in tre punti che prevede l'aumento del fondo salva-stati, il default della Grecia con una riduzione delle cifre per i creditori, e una ricapitalizzazione delle banche europee. Un altro passo del maxi-piano d'emergenza dovrebbe essere una sostanziale iniezione di capitali in almeno 16 banche europee. Per quel che riguarda il fondo salva-Stati (Efsf), reso permanente e più ricco rispetto alla prima edizione varata nel maggio 2010, nel week-end sono arrivati molteplici inviti a potenziarne la posizione anche rispetto agli standard approvati ma non ancora attuati lo scorso 21 luglio. Il monito Usa - Prima, tra venerdì e sabato, la pressione di Cina, Fmi e Stati Uniti. Il segretario al Tesoro a stelle e strisce, Tim Geithner, ha avvertito del pericolo di una serie di "default a cascata" in grado di mettere in ginocchio l'Eurozona. Secondo quanto riportato dal Sunday Times, il piano in tre punti verrà annunciato nei prossimi giorni. Secondo quanto riportato dal settimanle francese Le Journal du dimanche il governo transalpino avrebbe proposto alle 5 principali banche del Paese (Bnp, SocGen, Credit Agricole, Bpce e Credit Mutuel) una ricapitalizzazione pari a 10-15 miliardi di euro. Il piano - Secondo gli analisti il nuovo conferimento da 4mila miliardi potrebbe riguardare capitale "di contingenza", vale a dire riserve che potrebbero essere utilizzate solo in caso di bisogno. A quel punto, essendo stato approntato un sostegno alle banche, la Grecia potrebbe andare in default, vale a dire in stato d'insolvenza sui propri debiti. Inoltre il piano dovrebbe aumentare il fondo europeo salva-stati fino a duemila miliardi di euro, consentendo di fare prestiti ai paesi in difficoltà. I governi europei sperano di avviare il piano entro cinque o sei settimane: un compito di estrema difficoltà. Atene: "Non siamo il capro espiatorio" - La Grecia, però, da par suo rifiuta l'etichetta di capro espiatorio della crisi del debito europea. Il primo ministro George Papandreou ha rilanciato sui ritardi e sulle divisioni della comunità internazionale, indicando i due fattori come veri responsabili per l'attuale situazione. Atene, ha spiegato il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos da Washington, "non è il problema centrale dell'Europa, anche perché possiede soltanto il 3% del debito pubblico di Eurolandia". Il Paese, ha aggiunto, farà "qualunque cosa sarà encessaria" per centrare gli obiettivi fissati, ed è "pronto a prendere le iniziative opportune qualunque sia il costo politico". Anche Angela Merkel, parlando alla televisione tedesca, ha ribadito che la Grecia non può fallire: "Si distruggerebbe la fiducia degli investitori nell'Eurozona".

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