Assedio: a Napoli si inventano un altro reato contro il Cav
Woodcock e compagnia non consegnano gli atti ai colleghi di Roma ma rilanciano la nuova accusa. Lepore gabbato da 'Bossi'
Fare i cazzari al telefono, di questi tempi, è faticosissimo. «Pronto, dottor Lepore? Sono la segretaria del ministro Umberto Bossi. Posso passarle il ministro?», squilla la voce padana. «Certamente, vuole chiamarmi sul fisso, le fa più comodo?», risponde il Procuratore, morbido accento partenopeo. Sono le 19,14 di giovedì, parte la -finta- musichetta d'attesa del “Và pensiero” e da quel momento Giovandomenico Lepore, magistrato capo dell'inchiesta Tarantini a Napoli, resta intrappolato in uno dei più divertenti scherzi telefonici di Radio 24. Accade che durante la trasmissione la Zanzara condotta da Giuseppe Cruciani, il giornalista-imitatore David Parenzo si esibisca nella sua parodia preferita: il Bossi un po' rintronato che stavolta chiacchiera amabilmente con Lepore. Parenzo, collega con velleità da Noschese innesca un dialogo surreale: «Questa è una telefonata di cortesia solo per dirle che il voto su Milanese non è stato un giudizio sull'inchiesta di Napoli, voi magistrati napoletani lavorate; è perché c'è un problema di stabilità, Standard & Poors e il rating, l'attacco speculativo al nostro Paese...». Bossi sputato, con tanto di biascicata. Il procuratore, con educazione rasente il sussiego, ribatte: «Scusi signor ministro ho capito poco perché tenevo la televisione accesa... Non avevamo mai pensato che era un voto contro la magistratura, ci siamo resi conto che si tratta di un voto politico che tiene conto di tante cose». Parenzo affonda nel surreale, e recita il mantra: «Abbiamo fatto anche il federalismo fiscale…»; «Vabbè, non si preoccupi, grazie a lei della spiegazione». Il dialogo diventa serrato. Bossi/Parenzo: «So che avete fatto opposizione per il trasferimento delle carte dell'inchiesta», Lepore: «No no no, il Gip ha confermato il trasferimento, le carte già stanno a Roma da stamattina, non ci sono problemi. Il tribunale del Riesame non credo che influirà in qualche modo». Bossi: «Io sono a Roma purtroppo, Forza Napoli». Lepore: «Eh, forza Napoli, grazie ancora signor ministro...». Non passano cinque minuti che, rivelato lo scherzo in differita, si scatena l'inferno. Piovono le telefonate alla direzione della radio; si configurano almeno mezza dozzina di reati; Parenzo vilmente nega di essere l'autore dello scherzo e Cruciani dice «la telefonata era finta spero che il suo umorismo napoletano gli farà accettare questa boutade. Abbracciamo il signore Lepore». Ma il signor Lepore, colpito pure dal sarcasmo di Storace, rimarrà inferocito per 24 lunghe ore contro la radio del Sole 24Ore; solo uno slancio d'autoironia napoletana riuscirà a placarne la vendetta contro i due carognoni. Ora, il guizzo satirico è esilarante. È degno di quello di Joe Violanti su Rds contro Michele Santoro (che, imbestialito, minacciò querela); e di quello che i comici francesi Tridel e Audette fecero a Sarah Palin imitando la voce di Sarkozy : «Sarah, andiamo a caccia in elicottero. Adoro uccidere quegli animali. Togliere una vita è così divertente...». La Palin rise, e fece perdere le elezioni a McCain. Ed è curioso, una bizzarria del Fato, che la stesa beffa si sia prodotta nello stesso giorno in cui i pm Woodcock, Curcio e Piscitelli han chiesto -contrariamente a quanto rivelato in radio dal loro capo- non solo la conferma dell'ordinanza per estorsione al Riesame; ma, in subordine, pure la riqualificazione del reato inerente all'inchiesta che potrebbe trasformarsi in “induzione alla dichiarazione mendace”. Il che significa che, adesso, potrebbe essere perseguito chi (Berlusconi) paga un altro (Tarantini) per rendere falsa testimonianza. E che, dunque, teoricamente, potrebbero essere rimessi in discussione i ruoli dei protagonisti di questa soap giudiziaria; e si riaprirebbe anche la questione relativa alla competenza territoriale. Vabbè. La faccenda si aggroviglia in cascami giuridici asfissianti. Ringraziamo Lepore per la ventata di simpatia. E, dottore, perdoni quei due cazzari. Converrà che, anche se per un giorno, è pur sempre meglio un finto Bossi che un Lavitola o un Tarantini veri.. di Francesco Specchia