Lista gay, i politici negano tutto ma sembra d'esser al Bagaglino
La pubblicazione dei parlamentari 'omo' è un atto abbietto. Ma per fortuna la politica italiana risponde con cialtroneria ai cialtroni
La pubblicazione su un sito gay, in nome della lotta all'ipocrisia sessuale, della lista di dieci parlamentari segretamente “omo” è un atto abbietto. Vìola l'intimità, la privacy e anche la libertà degli interessati; ha in seno la violenza di ogni crociata; è un drammatico segno dei tempi, per cui pur di raggiungere l'obiettivo non si esita a sputtanare e calunniare nemici, compagni o anche chi semplicemente fa gioco insultare; alla fine risulta perfino controproducente, perché tende a ghettizzare chi si vuol normalizzare. Insomma, ci sarebbe di che indignarsi anche più di quanto hanno fatto con dichiarazioni sacrosante quanto banali noti politici gay e noti politici omofobi, ce ne sarebbe abbastanza per fare una contro-crociata. Ma per fortuna c'è la politica italiana, che attingendo al proprio dna riesce a rispondere con cialtroneria ai cialtroni, a sdrammatizzare il tutto e a trasformare delazioni e gravi violazioni della privacy in una puntata del recentemente defunto Bagaglino. Capita così che, con umorismo involontario, siano le vittime a derubricare il reato a pochade. Con quello che, malgrado i capelli bianchi, gira vestito con camicie a fiori e sgargianti magliette gay friendly - quando non con giacche e pantaloni di pelle o luccicanti – e, quasi stupito di figurare nell'elenco maledice la «fantasia malata di certi personaggi», che sicuramente sono poco raccomandabili, forse saranno anche davvero malati, ma quanto a fantasia non hanno dovuto sforzarsi troppo. Oppure l'altro, che approfittando dell'occasione per uscire dall'anonimato rilascia la dichiarazione politica della vita: «Tutto sommato, meglio frocio che interista». Contento lui… comunque, sempre meglio di quello che ognuno di noi avrebbe giurato fosse arrivato vergine al matrimonio e invece svela il suo vero segreto facendo outing di mascolinità: «Ho ricevuto centinaia di telefonate di donne in apprensione» spiega dopo aver precisato di esser sposato (come fosse una prova sufficiente), «presto l'Unesco mi riconoscerà come maschio patrimonio dell'umanità». Vagamente omofoba l'excusatio non petita di quello che invece si rammarica della propria «banale eterosessualità» la quale non gli consentirebbe di «trarre vantaggio dal politically correct» che, sottinteso, farebbe dei gay un po' gli eroi del nostro tempo. «Purtroppo però sarebbe inutile anche solo provarci...». E gli altri sei, alcuni al di sopra di ogni sospetto, alcuni che ci immagineremmo più facilmente protagonisti di un bunga bunga e altri ancora non per la prima volta alle prese con questa fastidiosa diceria? Hanno preferito la risposta del silenzio, e per questo meritano un encomio. Peccato solo non poterne fare i nomi... di Pietro Senaldi Leggi il commento di Filippo Facci