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Serie A, il torneo dei rimasugli: alla ricerca di un padrone

La Juve pareggia col Bologna e resta in testa insieme a Genoa e Udinese, che ferma il Milan (salvato dal giovane El Shaarawy)

Andrea Tempestini
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A proposito di declassamenti improvvisi di Standard & Poor's e delle numerose declinazioni calcistiche che dopo Novara riempiono la rete. A un certo punto, ieri sera, la classifica vedeva Milan, Inter e Lazio, ovvero la prima, la seconda e la quarta senza Champions della scorsa stagione, staccate di 8 punti dalla Juve e dall'Udinese privatasi di Sanchez, Inler e Zapata. Otto punti (a testa) lasciati sul campo in sole tre giornate ed eravamo assai prossimi allo scempio: inopportuno parlare di valori tecnici calpestati o di preparazioni (di chi guida) mirate alla partenza lanciata. Le cose sono parzialmente cambiate nella ripresa, ma la sensazione di impoverimento delle big resta inalterata - Moratti, il battito cardiaco azzerato, prova a rimediare col semplificatore Ranieri per Gasperini (la manovrina), Galliani non ha, né desidera avere alternative ad Allegri, Lotito s'arrangia come può convivendo con i dubbi e i tarli da cornice. Innanzitutto i campioni, dimezzati anche dalla sfiga. Contro l'Udinese da corsa, settanta minuti di Milan con Cassano e El Shaarawy a formare la coppia d'attacco - subito fuori Pato per infortunio - e dunque l'inevitabile mancanza di un riferimento centrale: i problemi di Allegri stanno aumentando in modo esponenziale. Soltanto Seedorf, dopo l'errore di Abbiati, ha cercato in ogni modo a riattivare la manovra, riuscendoci solo in parte. La condanna all'immobilismo sul mercato sta presentando un conto altissimo, unica consolazione il giovane faraone che ha trovato il gol del pari. Fin troppo dinamica in estate, la Juve ha invece avuto bisogno di un'incertezza di Gava e di una dormita della difesa del Bologna per aprire la partita: l'arbitro ha rimediato mostrando il secondo giallo a Vucinic pochi istanti prima dell'intervallo. Interventi chirurgici, quelli di Conte: due, massimo tre novità nella formazione iniziale. Il Bologna ha messo sotto pressione Pirlo, sempre ispirato, e Marchisio, limitandone l'autonomia e l'efficacia. Krasic ha confermato di non aver ancora assimilato le idee del nuovo tecnico che rinunciando in partenza a Matri ha attaccato a lungo con due seconde punte naturali. L'inferiorità numerica ha pesato. Sul Bologna, però: in dieci la Juve ha giocato meglio. Lineare e di profilo bassissimo il Napoli. Mazzarri si è presentato a Verona con una squadra limitata (ogni limite ha una pazienza) da un turnover eccessivo e un solo tema da sviluppare: il controllo della situazione. Gli è andata male.   Nella Lazio tenuta su da Hernanes e Klose il disagio confessato da Reja si è esteso alla tifoseria dopo il gol di Mutu, il primo con la maglia del Cesena: preoccupante l'indebolimento difensivo della squadra che nelle prime tre uscite ha sempre subìto gol – non possono bastare Konko e Diakite a spiegare l'inversione di tendenza. Genoa, Atalanta, Fiorentina e Palermo hanno dimostrato di gradire l'infrasettimanale e l'appiattimento. di Ivan Zazzaroni I RISULTATI DELLA 4° GIORNATA Novara-Inter 3-1 Cesena-Lazio 1-2 Chievo-Napoli 1-0 Fiorentina-Parma 3-0 Genoa-Catania 3-0 Juventus-Bologna 1-1 Lecce-Atalanta 1-2 Milan-Udinese 1-1 Palermo-Cagliari 3-2 Roma-Siena giovedì 20'.45 LA CLASSIFICA Juventus 7 Udinese 7 Genoa 7 Palermo 6 Napoli 6 Fiorentina 6 Cagliari 6 Novara 4 Lazio 4 Chievo 4 Catania 4 Lecce 3 Parma 3 Milan 2 Atalanta 1** Roma 1* Siena 1* Inter 1 Bologna 1 Cesena 0

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