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Il Cavaliere resiste a oltranza: per ora trova alleati a tempo

Corriere e Sole 24 Ore chiedono dimissioni. Lui sale al Colle e vede Bossi, che garantisce solo appoggio a termine. Vertice nelle notte

Andrea Tempestini
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«O me o il voto». Silvio Berlusconi non molla, ma è sotto assedio. Circondato da tutti coloro che gli chiedono di dimettersi. Non solo le opposizioni. Ora c'è anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ad auspicare un passo indietro del Cavaliere, insieme ai sindacati un tempo considerati amici come la Cisl di Raffaele Bonanni e la Uil di Luigi Angeletti. Che sulle critiche al governo sono quasi sulla stessa linea della Cgil. Ieri il segnale che il vento è cambiato è arrivato anche dalla grande stampa, con due editoriali, quello di Sergio Romano sul Corriere della Sera e quello di Roberto Napoletano sul Sole 24 Ore. Due giornali finora prudenti nei confronti dell'esecutivo che ora chiedono al capo del governo «un gesto necessario» per il bene del Paese. Ma il Cav per ora ad andarsene non ci pensa proprio. E lo ha ribadito ieri sera anche a Giorgio Napolitano. «Andiamo avanti senza problemi, la maggioranza è solida», ha detto il premier al capo dello Stato. Che però è apparso alquanto scettico sulla tenuta dell'esecutivo. Il Colle resta convinto che il governo sia debole e questa debolezza influisce negativamente sull'azione da tenere davanti alla crisi economica.  Ma Berlusconi è sicuro di continuare. «Non mi dimetterò mai, se vogliono mi dovranno sfiduciare in Parlamento. Io vado avanti perché ho una maggioranza forte. E se non dovessi avere più i numeri, si va alle elezioni», ha ripetuto Berlusconi ai suoi e alla Lega. Nel primo pomeriggio, infatti, Berlusconi, Angelino Alfano e Gianni Letta hanno incontrato lo stato maggiore del Carroccio: oltre al Senatur, erano presenti Roberto Calderoli, Luca Zaia e Roberto Cota. Un incontro per blindare la Lega e chiedere garanzie sul voto di oggi sulla richiesta di arresto per l'ex braccio destro di Tremonti, Marco Milanese. «Se la Camera vota per le manette vuol dire che la mia maggioranza sta con i giudici che mi vogliono annientare e questo è inaccettabile», ha detto il Cavaliere al Senatur. Il quale lo ha rassicurato su Milanese. «Io voterò contro chi vuol far cadere il governo», ha detto Bossi in serata, assicurando che «l'incontro con Berlusconi è andato bene». «Diremo no all'arresto senza se e senza ma», ribadisce poco dopo il capogruppo lumbard Marco Reguzzoni.  «Noi ti garantiamo i nostri voti, ma tu devi essere sicuro che i tuoi siano compatti, altrimenti sarà tutto inutile», hanno spiegato i leghisti al Cavaliere. Quella su Milanese, però, è stata l'unica assicurazione che il premier ha strappato al Carroccio. Perché sul proseguimento del suo governo la Lega si è tenuta sul vago e non ha fornito garanzie sull'appoggio a questo esecutivo fino al 2013. «Ci sono troppe variabili: la crisi economica, i mercati, la credibilità internazionale dell'Italia e lo sputtanamento quotidiano del premier con le intercettazioni e le inchieste. Quindi per ora si va avanti, ma non possiamo garantire il nostro appoggio a scatola chiusa fino alla fine della legislatura», racconta un deputato del Carroccio.  Nel pomeriggio a Palazzo Grazioli è stato visto entrare anche Fedele Confalonieri. E a qualcuno è scattato il campanello d'allarme, perché l'amico di una vita viene convocato solo quando ci sono da prendere decisioni importanti. E così è iniziata a circolare la voce di possibili dimissioni, subito smentita dalle parole del Cavaliere a Bossi e Napolitano. Per ora, dunque, si va avanti. Ma si naviga a vista. L'assedio costante a Palazzo Chigi, infatti, non fa altro che aumentare le fibrillazioni e i contrasti nella maggioranza. Il premier, però, vuole rilanciare. E si prepara a varare un decreto sullo sviluppo per dare maggiori garanzie all'Europa sulla situazione italiana. Ma il Cav in queste ore è tornato anche a parlare di legge sulle intercettazioni, processo lungo e prescrizione breve. Ieri ne ha discusso con lo stato maggiore del Pdl in un vertice notturno a Palazzo Grazioli. «Occorre trovare un modo per fermare tutto questo fango che mi arriva addosso», ha detto il premier. Un incontro voluto anche per testare la tenuta del suo partito in vista del voto su Milanese. Nel Pdl, però, ostentano sicurezza. «Avremo la maggioranza con qualche voto in più», dicono da via dell'Umiltà. Convinti dell'aiuto in Aula di Udc e garantisti del Pd. di Gianluca Roselli

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