Profumo... e puzza di bruciato Si candida e si becca i fischi
Il banchiere conferma la discesa in campo: "Se c'è bisogno io ci sono. Il Cav lasci". Ma a Trento i giovani lo contestano
Alessandro Profumo non molla. "Se c'è bisogno io ci sono". Ecco l'ennesima candidatura dell'ex ad di Unicredit che arriva direttamente da Trento, dove Profumo tiene una lezione agli studenti della facoltà di Economia. Ed è ben disposto a parlare di politica con un giornalista de Il Trentino. "E' lei il papa straniero che l'opposizione aspetta?", gli domanda il cronista. "Io non sono un papa e non ho un progetto ma solo una disponibilità a rendermi utile. Se c'è qualcuno che ha senso di responsabilità questo è il momento di farsi avanti. Io ci sono - continua Profumo - ma avverto tanta rabbia in giro. Perchè temiamo di lasciare un Paese peggiore di quello che abbiamo trovato". Tocca quindi parlare di idee. Il banchiere ne ha diverse, ad iniziare da quella più scontata: "Questo governo deve lasciare il campo. Non possiamo permetterci due anni di campagna elettorale. Non si può arrivare a fine legislatura in mezzo a questo massacro mediatico e con le economie mondiali in queste condizioni". E poi la giusta ricetta per la crisi economica: "Serve una vera patrimoniale. Dura. Una cura da cavallo tutta indirizzata a diminuire il peso della nostra spesa pubblica. Una botta al debito. Ma ancora non basta. Occorre affiancarla con interventi a più ampio spettro. Incidere sui processi strutturali, intervenire sulla governance, guardare a quello che ci aspetta senza ascoltare le sirene dei cacciatori di voti. Servono riforme, quelle riforme che Berlusconi ha solo promesso. Serve un grande ridisegno delle regole". I giovani - Ma quello che per Alessandro Profumo è davvero importante è la formazione dei giovani: "Servono ragazzi che vadano all'estero, facciano esperienza, lavorino in team, elaborino capacità di comando e di ascolto. Non dobbiamo più avere paura del confronto. Vedo ragazzi che mi chiedono: che fate, ci lasciate col sedere per terra? Intercetto molta preoccupazione. Che non è solo del tipo: mi basteranno i soldi? ma riguarda la vita, le aspettative, il lavoro, le opportunità di realizzazione. Ecco, c'è voglia di pensare al futuro. Tutti si aspettino che la politica ci pensi ma scoprono che non lo fa. Chiedono programmi, chiedono serietà". La protesta - Eppure proprio con i giovani il banchiere ha avuto a che fare durante il suo soggiorni a Trento. Un gruppo di studenti del collettivo Trento Anomala, infatti, hanno protestato contro la sua presenza chiedendogli di devolvere i 40 milioni di euro di liquidazione, per contrastare i tagli fatti dalla riforma universitaria. "E' disarmante il fatto che sia un banchiere a venire a parlarci di crisi e di soluzioni alla precarietà sul mondo del lavoro - affermano gli studenti -. A parlare di crisi e di soluzioni ad essa devono essere coloro che la vivono e la subiscono ogni giorno, nelle facoltà, nei posti di lavoro e nei luoghi di socialità che attraversano".