Cerca
Logo
Cerca
+

L'ira del premier: "Mai più sotto in Aula"

Ieri il governo cinque volte ko alla Camera: Silvio furioso per le troppe nel Pdl. Manovre di palazzo tra Fini e Casini

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Da lontano, dalla campagna brianzola, tutto gli appare più chiaro. E agli occhi di Silvio Berlusconi si rivelano i contorni di quello che altro modo non ha per definire: «Un complotto. C'è un piano in atto per screditare la mia persona e far cadere il mio governo». Vi partecipano «i pm, i grandi gruppi editoriali, Confindustria». I poteri forti. Ma anche alcune cancellerie straniere, «infastidite dal fatto che l'Italia abbia una leadership forte e durevole nel tempo». C'è una regìa, il Cavaliere non ci crede che tutto questo stia succedendo per caso. Arcore, cronaca del secondo giorno di disintossicazione dalla politica romana:  l'umore di Berlusconi va su e giù a seconda delle notizie che arrivano. Si arrabbia per il declassamento annunciato da Standard & Poor's: «Inqualificabile. Ma se la manovra è stata promossa da tutte le istituzioni europee!». Poi sorride quando il gip partenopeo  dichiara incompetente la procura di Napoli sul caso delle presunte estorsioni di Tarantini e Lavitola e spedisce le carte a Roma: «Bene, ma questa inchiesta non doveva mai nascere, è fondata sul nulla. I pm cercavano solo i titoli dei giornali». In ogni caso il Cavaliere ribadisce di aver fatto bene a non cedere alla richiesta di rendere testimonianza: «Era una trappola». Simula il gesto dell'ombrello diretto ai pm che, a suo dire, lo volevano incastrare: che si attacchino. «Adesso»,  domanda, «mi dovrebbero ripagare per danno di immagine».     Ma la sensazione di sollievo è passeggera. Le brutte notizie che arrivano dalla Camera gli strappano via il sorriso nel giro di  poco: in un pomeriggio il governo è battuto per cinque volte a Montecitorio. Tanto che quando Napolitano vede al Colle i capigruppo del Pdl (incontro chiesto sabato scorso per protestare contro la procura partenopea) l'inquilino del Quirinale prova anche un po' a  capire se la maggioranza è ancora in grado di andare avanti in questo momento reso delicato dalla crisi economica. Silvio? È furioso per le assenze, specie quelle nel suo partito. Ma anche molto preoccupato. Ci sono manovre di palazzo in corso e Casini e Fini sono prontissimi a intercettare anche il minimo sospiro di disagio (pare che il deputato Soglia stia per passare dal Pdl, via responsabili, al Fli). Cresce, nel Popolo della Libertà, il partito del “passo indietro”. Le componenti che fanno capo a Scajola e Alemanno sono le più agitate: chiedono al premier che faccia chiarezza sul futuro suo e sulla prossima leadership di via dell'Umiltà. Sicchè il timore è che il voto sull'arresto di Milanese possa diventare il detonatore per far esplodere una crisi nella maggioranza che adesso è solo allo stato gassoso. E l'assenza prolungata del leader non fa che alimentare la confusione.     Allora Berlusconi rientrerà già stasera in vista di un giovedì carico di impegni: «Dobbiamo stare uniti e arrivare alla fine della legislatura con un programma fitto di provvedimenti». Il premier presiederà il consiglio dei ministri e poi un vertice di maggioranza. Nel pentolone ci sono la legge per lo sviluppo, la riforma della giustizia, la norma sulle intercettazioni e anche le nuove regole di voto. Silvio non vuole mollare, crede di avere ancora fiato per arrivare alla fine della legislatura. La puntata di Ballarò di ieri gli ha dato nuovi “stimoli”. Era furioso, il Cavaliere, davanti alla tv. Tanto che alla fine chiama in diretta. Un paio di tentativi, la linea continua a cadere. «Con il telefono non ha un buon rapporto», il commento ironico di Floris. di Salvatore Dama

Dai blog