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Cav furioso "Tutta colpa dei media"

Standard&Poor's declassa il rating, Berlusconi: "Giudizio politico condizionato dalla stampa, ma le riforme sono già pronte"

Giulio Bucchi
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Il downgrade di S&P's sull'Italia "sembra condizionato più dai media che dalla realtà". E' di stupore la prima reazione del premier Silvio Berlusconi dopo la mazzata dell'agenzia americana sul nostro rating. Standard&Poor's parla di "governo fragile" e "crescita ferma", prevedendo con un outlook negativo possibili, ulteriori revisioni al ribasso. Berlusconi parla di "condizionamenti politici" poi tenta di arginare l'allarme: "Abbiamo già messo a punto il pareggio di bilancio in Costituzione -, chiarisce a proposito della manovra bis approvata la scorsa settimana -, ora procederemo subito con misure per la crescita". Il problema vero, però, sono le riforme. Due i piani d'intervento necessari e che tuttavia stanno incontrando le maggiori resistenze. Tutti contro Silvio - Pd e Idv colgono la palla al balzo e tirano su Berlusconi. "L'Italia è sull'orlo del baratro - inalza il vicepresidente del gruppo democratico a Montecitorio, Michele Ventura -. Le escort, gli appalti, la corruzione. La valanga di intercettazioni che disegnano un premier sotto ricatto, schiavo delle sue ossessioni e quasi infastidito dal ruolo ufficiale e dagli impegni che da questo derivano. Le richieste di dimissioni sono oramai un coro unanime: le opposizioni, com'è giusto che sia, ma anche le forze produttive, il mondo del lavoro, gli osservatori internazionali". Insomma, "Berlusconi ci sta trascinando, oltrechè nel ridicolo, anche nella rovina economica". Stesso parere ha espresso Massimo Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera: "Non ci sono più parole per commentare la situazione assurda e insieme drammatica che stiamo vivendo. E' ormai chiaro a tutti che Berlusconi tiene in ostaggio l'Italia e continua a stare a Palazzo Chigi solo per perseguire i propri interessi privati. A questo punto è necessario che i cittadini, le categorie sociali, le massime istituzioni e la politica tutta intervenga e agisca per cambiare la situazione e impedire al Paese di finire nel baratro". Per il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini è necessario che il premier faccia "un passo indietro", altrimenti "finiamo come la Grecia".

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