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Niente pipì mentre lavori: "Rallenta la produzione"

La vera catena di montaggio è un'azienda di Treviso che proibisce di andare alla toilette: influisce sul fatturato. Sindacati in guerra

Andrea Tempestini
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Vietato fare pipì durante il turno di lavoro. È ciò che si è sentita rispondere una giovane operaia di Treviso impiegata all'Electrolux, a Susegana, dopo aver chiesto al proprio caporeparto il permesso di allontanarsi per qualche istante dalla postazione in catena di montaggio per recarsi alla toilette. Giusto per qualche minuto, il tempo di espletare delle pressanti funzioni fisiologiche. Era stata anche così gentile da dire cosa andava a fare, avrebbe potuto essere generica e magari andare a incipriarsi il naso. E invece no: capo mi scappa la pipì. Niente da fare, per il capo il lavoro viene prima di tutto. Non c'è bisogno che tenga. Ma purtroppo è lei, l'operaia, che non lo può tenere. Ma in quel momento non c'era nessuna collega che potesse sostituirla. Concedendosi il lusso di andare alla toilette avrebbe rallentato il lavoro di tutti. Si sa com'è la catena di montaggio, è una catena: tutti gli anelli devono essere al loro posto. In tempo di crisi, anche nel ricco (o ex ricco) Nordest, la produzione non può perdere neanche un minuto. Una pipì potrebbe influire negativamente sul fatturato, sbalestrare il grafico della produttività. L'imperativo è tenersela. L'operaia ha quindi l'ordine di tener duro e di aspettare l'arrivo di chi potrà sostituirla. Ed è quello che fa. E finalmente può correre in bagno. A raccontare l'accaduto è la rappresentante delle Rsu, Paola Morandin, secondo cui non sarebbe la prima volta che nell'azienda di Susegana si è costretti a trattenere la pipì. Ecco allora che non appena tra i dipendenti della fabbrica si è diffusa la notizia dell'ennesimo caso è scoppiato il pandemonio. I 1.300 operai dell'Elecrtolux sono sul piede di guerra. Il sindacato accusa apertamente l'azienda di «lesione della dignità della persona» e di «violazione contrattuale». Il contratto prevede infatti che «in caso di necessità il dipendente è tenuto a lasciare il posto di lavoro». A mandare su tutte le furie i lavoratori e il sindacato è stato soprattutto il motivo per cui è stato impedito all'operaia di andare in bagno. «Ma come!» dicono. «Se manca il personale allora che cosa ci fanno 130 operai in cassa integrazione fino alla fine del mese?». Tra i sindacalisti e i dirigenti dell'azienda è scontro totale. Tanto più l'episodio si è verificato in un momento in cui i rapporti tra le due parti sono molto tesi. I sindacati sono già mobilitati e stanno battagliando per tutelare i dipendenti lasciati a casa a causa dei tagli al personale e tutto si aspettavano tranne di dover fronteggiare una questione così urgente, in tutti i sensi. Qualcuno ricorda i tempi in cui gli operai della catena di montaggio erano costretti a far pipì senza allontanarsi dalla propria postazione. Usando dei barattoli. Ecco, se l'operaia avesse avuto la disponibilità di un barattolo. La dignità, già. Dal tempo dei barattoli è passato un secolo. Oggi dovrebbe bastare alzare un ditino per fermare una catena di montaggio. Prima la pipì e poi la produttività.    di Alessandro Gonzato

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