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Guarda caso se parli di Unipol spunta fuori la Serravalle

Tabacci, assessore di Pisapia, ricorda i collegamenti tra le operazioni. Il gruppo Gavio aiutò la scalata di Consorte acquistanddo lo 0,5% di Bnl

Andrea Tempestini
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Ci sono le intercettazioni rese pubbliche nei giorni scorsi a fotografare l'atmosfera che in quei giorni si respirava, nel “gruppo Penati”. Era la fine di giugno del 2010: il giorno 22 la Corte dei Conti lombarda s'era pronunciata su quella controversa operazione finanziaria risalente al luglio 2005: l'acquisto da parte della Provincia di Milano, allora guidata proprio da Filippo Penati, del 15 per cento di azioni della società Milano Serravalle dal gruppo Gavio. Con la prima a pagare 8,83 euro ad azione, e Gavio - che le aveva pagate circa 3 - a realizzare un guadagno netto di 179 milioni. E proprio la Corte dei Conti definiva l'operazione «priva di qualsiasi utilità», visto che il patto di sindacato fra Comune di Milano e Provincia già garantiva alle istituzioni pubbliche la maggioranza. Prefigurando anche «diversi profili di danno erariale» di un'ottantina di milioni, poiché - oltre al costo spropositato - uno degli effetti era stato il «deprezzamento del valore del quote detenute dallo stesso Comune». Tanto che, sempre in quei giorni, l'allora sindaco Letizia Moratti decide di mettere in mora Penati e il suo capo di gabinetto Vimercati e l'allora direttore generale della Provincia Princiotta - tutti ora indagati nell'inchiesta della Procura di Monza, che ipotizza tangenti celate dal passaggio di azioni. E dicevamo dell'atmosfera. Con Penati e i suoi che si consultano, preoccupati. E si confrontano con Bruno Binasco, il manager del gruppo Gavio indagato dai magistrati di Monza perché considerato implicato in questa storia di corruttela politico-finanziaria. E così riporta il brogliaccio della Guardia di Finanza: «Penati chiede se il pm è sempre il solito, e Princiotta dice che il pm è un altro e che da un certo punto di vista è meglio, perché con quello di prima nemmeno potevano parlare».  Si riferivano, qui, al procuratore Domenico Spadaro, ora in pensione. Che, intervistato da Panorama, ripercorre quella sua indagine sull'operazione Serravalle: «Diciamo che quella era gente con cui era pericoloso avere contatti». Ricorda che «le attività di Penati sono state nel nostro mirino anche da prima», per via di «una serie di consulenze da 100 e 150mila euro a personaggi improbabili». Dopo l'esposto dell'ex sindaco Albertini, che denunciava la violazione del patto di sindacato, «percepimmo che vi furono gravissime irregolarità. E dunque «cominciammo l'indagine». Poi però «arrivò la perizia disposta dalla Procura di Milano, secondo la quale il prezzo pagato per l'acquisto delle quote era congruo. Questa consulenza ci fermò». Resta il fatto che ora, con l'inchiesta della procura di Monza partita dalle dichiarazioni di due imprenditori che si dicono vittime per anni delle concussioni di Penati e dei suoi, la faccenda è tornata d'attualità. E ci sono alcune concomitanze temporali che è difficile non notare. Bruno Binasco, strettissimo collaboratore del patron  Marcellino prima della morte di quest'ultimo e ancora manager di primissimo piano del gruppo, secondo i magistrati si prestò nel 2008 a una transazione immobiliare di facciata - una caparra lasciata scadere per permettere a Piero Di Caterina, che pretendeva da Penati la restituzione dei soldi a lui versati sottobanco negli anni, d'incassare due milioni di euro. E sempre per i pm «l'unica alternativa razionale e coerente per spiegare il pagamento di Binasco a Di Caterina nell'interesse di Penati e Vimercati  è che la somma sia parte della tangente a loro destinata» per l'operazione Serravalle. E naturalmente questa non è una sentenza ma soltanto l'ipotesi d'accusa, che ancora deve eventualmente passare al vaglio processuale. Proprio in quel luglio 2005 andava profilandosi la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro da parte della Unipol di Giovanni Consorte - allora del tutto organico ai Ds. E anche il gruppo Gavio s'adoperò per aiutare Consorte, acquisendo attraverso la sua società Sias  lo 0,5 per cento di Bnl e mettendolo a disposizione di Unipol - il 18 luglio, per la precisione. Ecco: Bruno Binasco era il presidente di Sias. Intendiamoci, giudiziariamente vuol dire nulla. Ma anche questo è un fatto. Peraltro, che l'operazione Serravalle e la scalata Unipol fossero in qualche modo collegate l'ha dichiarato più volte Bruno Tabacci, attuale assessore al Bilancio della giunta milanese di centrosinistra: «Parte della plusvalenza di 179 milioni incassata da Gavio dopo aver venduto alla Provincia quelle azioni è stata utilizzata per appoggiare la scalata dell'Unipol alla Bnl». di Andrea Scaglia

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