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Non è un uomo, ma tutta Italia ad essere ostaggio dei giudici

Maria Giovanna Maglie: intercettazione flop con Lavitola dimostra che in nome dell'odio contro il Cav si consegna il Paese ai pm

Andrea Tempestini
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Alla fine ci andrà a farsi convincere dal magistrato Lepore che è stato ricattato anche se sostiene di non esserlo e comunque non si dichiara tale, e forse ascolteranno assieme la famosa telefonata nella quale il premier e il Lavitola non si dicono niente ma proprio niente di rilevante, a meno che quel «scagionerò tutti» e quell'altro «buone vacanze» non siano diventate frasi tremende in codice delle quali solo la Procura di Napoli conosce il significato. Alla fine qualcuno spiegherà a noi e agli italiani normali, quelli che non vivono in perenne accecamento dell'odio per Silvio Berlusconi, a che cosa sia servito questo ennesimo balletto di inchieste, minacce, soffiate, rivelazioni, quasi che a Napoli non avessero di più e di meglio da fare dei magistrati volenterosi di fare bene il proprio lavoro, che so io occupandosi di delinquenza comune, criminalità organizzata, invece di occupare un'inchiesta di competenza di altri e di sbobinare una telefonata del premier senza la dovuta autorizzazione. Forse qualcuno spiegherà se sia il caso di intercettare e rendere note ai soliti noti della solita stampa le telefonate del premier e apprezzamenti inopportuni ma innocui sulle forme della cancelliera tedesca, Angela Merkel, in attesa che qualcuno in Germania o in qualunque altra nazione democratica non sotto la tutela dei magistrati faccia la stessa cosa, perché in tal caso chissà quante ne sentiremmo dalla Merkel di turno sul Berlusconi di turno, o no? SCHIENA DIRITTA Alla fine qualcuno lo dirà a un pezzo di maggioranza e a tutta l'opposizione, a una classe politica rissosa e debole, incapace di tenere la schiena dritta e di guardare oltre il proprio particolare, con qualche lodevole eccezione che non basta, che non è sempre vero che mors tua vita mea, che così tutti e non solo l'odiato Cav o il Cav di cui si sono semplicemente stufati, sono sotto schiaffo, tenuti buoni, tenuti al guinzaglio, risparmiati o avvisati, insomma tutti sotto la tutela vischiosa dei pubblici ministeri d'Italia. SOTTO A CHI TOCCA Con la lucidità che ancora in certi momenti lo distingue, magari fosse accompagnata da determinazione adeguata, Silvio Berlusconi ieri ha fatto la sintesi: «Mi sento come un perseguitato perché è chiaro che c'è una certa magistratura che usa politicamente la giustizia. Da parte di certi pm c'è solo voglia di stare sotto i riflettori e vedere il proprio nome alla ribalta. L'uso politico della giustizia è un problema, anche l'opposizione deve rendersene conto perché oggi colpiscono me ma domani potrebbe toccare a uno di loro». Non è un ragionamento ineccepibile? Resta il fatto che il tentativo di screditare il premier e il governo italiano in Europa nel momento più difficile per l'Italia e per l'Europa non in presenza di accuse e vicende gravi e serie sia, verrebbe da dire con sprezzo del pericolo, non solo incosciente, proprio criminale. È vero che così, criminale, fu l'intera storia di Tangentopoli, piaccia o no a chi allora si sentì investito di sacro ruolo di rifondatore, è vero che nel 1994 accadde qualcosa di analogo quando i pm di Milano  spedirono un avviso di garanzia a Berlusconi mentre il premier si trovava in un vertice internazionale  organizzato in Italia, il G8 di Napoli, e il Corriere della Sera fece da postino anticipatore. Ma stavolta il sopruso è più pesante ancora, quella sorta di mandato di comparizione, con minaccia di accompagnamento coatto, spedito da Napoli a colpire in pieno volto  il premier che stava a Strasburgo in un vertice con i leader dell'Europa sulla questione dei conti pubblici italiani. ORA BASTA Sarebbe ora di dire basta, di farlo tutti, ma non accadrà, ed è sconsolante vedere che sono passati quasi vent'anni, le Procure non  sono mai riuscite nell'intento, hanno fatto un grande danno al Paese, e sono incaponite ancora nello stesso obiettivo: far fuori Berlusconi mentre il mondo ci guarda.  Guardate che l'accanimento è tale che anche chi delle debolezze private e delle delusioni pubbliche riservateci dal presidente del Consiglio è critico severo non può non domandarsi in buona fede come sia possibile resistere a tale persecuzione occhiuta. Peggio, costoro se ne infischiano di scardinare negli italiani il rispetto dell'autorità, che distingue un Paese civile. BATTETE UN COLPO Così come distingue un Paese civile che un magistrato, che pubblicamente e accanitamente accusa e poi nulla conclude, paghi per il grave errore, mentre da noi diventano senatori, ministri, sindaci. Il che naturalmente autorizza oggi i vari Woodcock e Lepore a sperare di finire bene come Di Pietro, D'Ambrosio e De Magistris. Nella certezza che l'intera operazione sia fuori legge, nella consapevolezza che tutti fanno finta di niente, tuttavia una richiesta tocca farla per non fare la fine dei polli di Renzo: ministro Nitto Palma se c'è, visto che quel posto scomodissimo lo ha accettato, batta un colpo. di Maria Giovanna Maglie

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