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Zanardi 10 anni dall'incidente: "Quel giorno fu la mia fortuna"

Alex: "Ora nel mirino ho Londra 2012. Con le handbike vado per vincere. Ho capito che dalla vita si impara sempre qualcosa"

Andrea Tempestini
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Pronto, Zanardi? Scusi il disturbo, oggi l'avranno chiamata in mille…. Ma quale disturbo, e poi posso rispondere a uno solo per volta e adesso tocca a lei". Bene, allora partiamo con l'intervista. Alex oggi sono 10 anni da quel terribile botto al Lausitzring, che ricordi ha di quei momenti? "All'inizio nulla, poi lungo la strada qualche immagine è affiorata. Ricordo la partenza, il recupero, i tanti sorpassi (al momento dell'incidente era primo partendo da ventitreesimo, ndr), poi l'ingresso e l'uscita dai box, le mani che si agitano per cercare di recuperare la vettura e la fiammata. Poi basta. Buio".   All'incidente seguirono sette arresti cardiaci, Zanardi restò per 55 minuti con meno di un litro di sangue in corpo, subì svariate operazioni e l'amputazione di entrambe le gambe, eppure non ha mai perso il sorriso e la voglia di vivere e di scherzare su quello che gli era accaduto. Dieci anni dopo è ancora così? "La vita è un percorso lungo, dal quale s'impara sempre qualche cosa, eppure siamo consapevoli che moriremo ignoranti perché non si può imparare tutto. Quanto mi è accaduto mi ha arricchito di esperienze che altrimenti avrei completamente ignorato. Certo ci sono state molte difficoltà, ma anche tante soddisfazioni e alla fine non ho alcun rimpianto per quello che mi è accaduto".   Il suo rapporto con Dio e la religione è cambiato dopo l'incidente? "Io ho una filosofia di vita: non importa dove tu sia, cosa tu sia facendo e quali siano gli obiettivi che ti sei posto. L'importante è che tu sia consapevole che il giorno seguente hai la possibilità di fare qualche cosa in più, di migliorarti. Sempre. Qualcuno ha bisogno di spinte e la religione può rappresentare questo. Da parte mia ho sempre pensato che Dio avesse problemi ben più grandi di cui occuparsi che non Alex Zanardi...".   I più prevenuti dicono: “facile parlare così se ti chiami Zanardi e hai un sacco di possibilità che altri non hanno”... "Certamente il mio cognome mi ha aperto molte porte e nasconderlo sarebbe sciocco. Però io a queste persone dico sempre che Alessandro Zanardi da Castel Maggiore quando era ragazzo era figlio di un saggissimo idraulico e di una fantastica casalinga che ancora oggi mi vuole un bene dell'anima. I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, ma certo non mi potevano comprare una Formula Uno".   A quella, in effetti, ci è arrivato da solo. "Certo. Poi è chiaro che il sogno era di correre in F.1 con la Ferrari e diventare campione del mondo. Invece la mia rossa è stata la macchina della Indy Car con la quale ho vinto due titoli negli Usa. Ma è stato bellissimo anche così. Uno sogna, ma poi concretamente deve porsi degli obiettivi sul percorso da raggiungere un po' per volta. Senza mai mollare". Oggi il sogno si chiama Londra 2010 con la handbike. Dica la verità Zanardi, ci va per partecipare o per vincere? "Sarei falso se le dicessi che vado solo per partecipare. Il sogno, visto che non costa nulla, è chiaramente la medaglia d'oro, se poi arriva quella d'argento o di bronzo...mi accontenterò...ahahahah".   Beh, a 44 anni è una bella sfida. "Sì, ma guardi che mi sono appena laureato vice campione del mondo. E sa cosa le dico? Che sentire l'inno sul podio mi ha fatto pensare ...però, Zanardi da Castel Maggiore. Ma la cosa più importante, come le dicevo prima, è stato tutto quello che ho imparato durante questo percorso: le persone che ho conosciuto, le sfide che ho vinto".   Torniamo al presente: Vettel è davvero il pilota più forte che c'è in Formula Uno? "Vettel è un grandissimo campione come Alonso, Hamilton, Button. Ce ne sono così tanti che uno appena appena bravo rischia di passare per bollito. Però..." Però? "Mi piacerebbe vedere Vettel vincere un mondiale di rincorsa e non seduto sulla macchina più forte. Da questo punto di vista ammiro molto Fernando (Alonso, ndr) che dalla sua Ferrari, che è un'ottima macchina ma non all'altezza della Red Bull, sta limando ogni spigolo pur di andare un centesimo di secondo più forte. Poi, oh, è anche vero che Vettel è un mostro perché non sbaglia proprio mai!". Ultima domanda. Oggi con la Gazzeta esce un Dvd che racconta tutta la sua vita... "S'intitola “A modo mio” e ne vado molto fiero. Quando ho scritto il libro ...Pero, Zanardi da Castel Maggiore! a mia moglie Daniela ho spiegato di essere felicissimo perché un giorno avrei preso i miei nipotini su quel che resta delle mie gambe e gli avrei raccontato “nero su bianco” tutto quello che ha combinato il loro nonno. Beh, oggi quella felicità è doppia perché se mai dovessi perdere la vista, i miei nipotini potranno guardare il film, ahahahah". Intervista di Fabio Rubini

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