Manovra, il 'sì' di Montecitorio Ora la firma di Napolitano
Alla Camera la definitiva approvazione: 314 favorevoli, 300 contrari. Marcegaglia ancora critica: "Solo tasse. Così l'Italia non cresce"
In serata la Camera ha approvato in via definitiva la manovra economica. Nell'ultima consultazione di Montecitorio - con l'aula scossa dalle violenze scoppiate all'esterno - i 'sì' sono stati 314, mentre i 'no' 300. Il testo, dopo la lunghissima gestazione e le innumerevoli revisioni, diventerà legge non appena sarà firmato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In precedenza, nel primo voto di fiducia, la Camera aveva approvato con 316 voti favorevoli e 302 contrari. Nel corso pomeriggio sono poi stati esaminati gli ordini del giorno e, dopo le dichiarazioni di voto finali, è arrivato il definitivo via libera. Le principali misure - La Camera aveva così votato la fiducia sul medesimo testo licenziato dal Senato, dove il decreto aveva subito delle modifiche per raggiungere così la quota di 53,3 miliardi nel 2013, anno in cui viene previsto il raggiungimento del pareggio di bilancio. Tra le principali misure del provvedimento figura un nuovo giro di vite sulle spese dei ministeri e degli Enti locali, l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, l'aumento di 1 punto percentuale, dalò 20 al 21%, dell'Iva, il taglio alle agevolazioni fiscali, l'insaprimento della lotta all'evasione e il contributo di solidarietà al 3% per i più ricchi. Nel corso dell'ultima seduta è stato accolto un emendamento che prevede il pagamento dell'Ici per le attività economiche della Chiesa. Bordata della Marcegaglia - Confindustria, con la sua presidente Emma Marcegaglia, è tornata nuovamente a criticare con asprezza il pacchetto anti-crisi. "Questa non è la manovra che ci aspettavamo. Così non si rilancia l'economia italiana, non risolve i problemi dell'Italia: se non torniamo a crescere sarà insufficiente, e la manovra non ha nulla per la crescita". Così la numero uno di Viale dell'Astronomia parlando di fronte agli industriali di Perugia. Quindi un nuovo attacco al governo, al "balletto imbarazzante" nella messa a punto del testo "tra le varie manovre e varie iniziative che avevano lo spazio di un giorno. E' una cosa che ha fatto un grave danno alla credibilità dell'Italia perché un Paese sotto attacco dovrebbe mostrare un fronte compatto, non i conflitti interni".