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"Michele fatto fuori dalla politica. Mi dimetto da giornalista di centro-destra"

Alla presentazione della nuova stagione de L'Ultima Parola: "Prima serata? La Rai dovrebbe avere più coraggio"

Andrea Tempestini
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Gianluigi Paragone non ha nessuna intenzione di svestire i panni di fazione ("non mi metto in posizione terza, la terzietà non mi piace"), ma è pronto ad ammettere una sconfitta: "Io ho fallito - ha spiegato -. Il mio racconto iniziale, le mie fiches erano tutte puntate su un modello di riforma e modernità che è fallito. Non regalo più ai politici di centro destra una fiducia smisurata. Prima ho tifato perché convinto che le ricette fossero giuste e i direttori d'orchestra i migliori possibili. Certo, non divento di sinistra, resto fermo sulla convinzione che il Paese vada cambiato con ricette di centro destra, ma poi non è colpa mia se la Lega non vuole tagliare le Province o se Berlusconi non fa una manovra di questo tipo". Gli abiti del cronista - Ecco allora che sul piano televisivo, nella terza stagione de L'Ultima parola, quello che il conduttore intende fare è "rimettere gli abiti del cronista. Questa - ha spiegato - non è un'Italia da raccontare in giacca e cravatta. Mi siedo accanto a imprenditori, lavoratori, studenti e racconto". A partire da venerdì e per le 34 puntate del programma, infatti, il pubblico composto soprattutto di giovani avrà una parte rilevante nel dibattito. Paragone li ha voluti per rispondere alla battuta del ministro Brunetta (definì i giovani precari "la parte peggiore del Paese") e per avere una presa diretta sull'Italia di oggi. "Santoro? Fatto fuori dalla politica" - Nella conferenza stampa di presentazione del programma c'è un'altra frase che colpisce, e riguarda il teletribuno Michele Santoro. "E' stato fatto fuori dalla politica - spiega Paragone - che voleva il suo scalpo e lo ha avuto". Poi mette in chiaro di non considerarsi l'erede di Michele: "Nel mio piccolo posso solo riprendere il racconto di Annozero. La cosa che però non mi è piaciuta è che si sia tolta la parola a Santoro. Volevano farlo fuori e ci sono riusciti. Alla fine - ha sottolineato il conduttore - un programma che racconti il Paese non c'è più". La querelle sulla prima serata - Paragone, che si dice pronto per la prima serata su Raidue non  nasconde la propria amarezza per il fatto che la sua trasmissione dopo la parentesi della prima puntata, torni alla collocazione originaria, in seconda serata. "Mi hanno detto che si comincia con una prima puntata in prima serata e poi si vedrà - ha spiegato Paragone -, ma il problema è che non si può tarare una trasmissione su un colpo solo.  Se non si ha mai il coraggio di puntare su nuovi linguaggi tanto vale   lasciar perdere per questo chiederò a gennaio di poter andare in   prima serata. Se poi mi diranno di no - ha aggiunto - me lo dovranno spiegare ma non basandosi sugli ascolti perché gli ascolti hanno bisogno di essere prima sperimentati. La Rai - ha concluso - potrebbe avere più coraggio e puntare maggiormente sull'informazione come altri stanno facendo". Si comincia venerdì - Il suo racconto nella nuova edizione de L'Ultima Parola, ha sottolineato, partirà dal Nord, dalla "delusione" della parte industriale del Paese, con un "taglio più critico" delle passate stagioni. "Conosco il centro destra avendolo raccontato a lungo, dalle prime smagliature che poi sono diventare crepe - ha detto il conduttore - e quindi forse posso capire cosa lo ha portato alla crisi. Ovviamente abbiamo sempre detto che il centro destra è di Berlusconi, ma anche che accanto a lui c'è un'altra persona. Secondo me la crisi è anche di Umberto Bossi. Dò loro grandi attenuanti generiche - ha proseguito Paragone -, questo Paese è difficile da cambiare, ma non si può non farlo con il consenso che hanno avuto loro". Nella prima puntata di venerdì 16, gli ospiti saranno Roberto Formigoni, Matteo Salvini, Antonio Di Pietro e Maurizio Landini.

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