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Zlatan scende dalla Barca: Milan senza il centravanti

Stasera al Nou Campo match tra campioni d'Italia e d'Europa. Rossoneri, in attacco c'è solo Pato, che si carica: "Non ho paura"

Andrea Tempestini
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Uno scatto, una smorfia, la mano che va alla coscia destra, la scuote, la bocca che s'arriccia e il nasone che s'attapira. Così Zlatan Ibrahimovic ha dato il suo forfait alla più appetitosa sfida Champions di giornata. Barcellona-Milan la vedrà in tv dal divano di casa, nemmeno ha preso l'aereo, Zlatan, la lesione all'adduttore rimediata ieri mattina nell'ultimo allenamento non è un'impressione, non sembra una “sindrome da ritorno”. Il danno c'è, «stiramentino» dice il dottore, è possibile che se lo porti avanti per un paio di settimane, saltando Napoli domenica e forse anche il turno casalingo infrasettimanale del 21 settembre (Udinese). Forse, perché intanto in Spagna parlano di giallo, di strano ko, di una tempistica perfetta... out 2 settimane Ma i medici sono stati drastici, l'ecografo non mente: inutile azzardare recuperi notturni, inutile partire per una disperata rifinitura. Niente duello con Messi né rivincita con Guardiola: riposo, soldato. Perde molto il Milan, nonostante Messi predichi «attenzione», perché lo svedese, che seppure ha la sua maledizione nei “dentro o fuori”, nelle fasi a gironi di Champions è sempre stato devastante. L'ultima serie A racconta che, senza Ibra per 9 volte, il Milan ha segnato 17 gol con una media di 1,8 a partita, mentre con lui è scesa a 1,6. Numeri: ognuno li legge come vuole, perché contando anche gli 11 assist, l'impatto di Ibra è spesso andato oltre l'aritmetica. Personalità e cattiveria: nella calcolatrice non ci vanno. Ma perde molto il Milan anche perché in tribuna si accomodano Robinho (inguaiato per un adduttore pure lui: non è che c'è una relazione fra i due ko?) e Pippo Inzaghi, estromesso dalla lista Champions fra malumori e tentativi di riconciliazione con Allegri. Quell'Inzaghi che proprio un anno fa, nel trofeo Gamper, ha segnato al Nou Camp un gol all'altezza del palcoscenico, da standing ovation. Serve a poco la difesa del tecnico che «non sarebbe comunque stato pronto». Galliani non fa drammi: «Stiamo calmi, non mi piace piangermi addosso. Il Barça è il club più forte del mondo, ma il Milan è quello che ha più titoli: potrebbe essere definito il  “derby del mondo”». dettagli Max (che oltre al solito 4-3-1-2 sta pensando a un 4-4-2, senza Cassano con Boateng davanti, e a un albero di natale: Pato punta, Seedorf e Boa subito dietro. Ma alla fine balla solo una maglia: fra il barese, Aquilani e Emanuelson) prova a ri-ossigenare i suoi: «Non è una finale. L'importante è non giocare  con timore, né come i primi venti minuti con la Lazio». La notte avrà portato consiglio. Ma ieri la faccia del mister aveva vagamente l'espressione dell'agnello in un recinto di lupi. Le rose a confronto, nella costruzione di un dream team con il meglio di Milan e Barça, indicano come fra i blaugrana ci sia imbarazzo nella scelta, mentre da parte rossonera (tolto Ibra) l'unica incertezza potrebbe portare a un ballottaggio Villa-Pato. Ma lo spagnolo ha già vinto (fra l'altro) Europeo, Mondiale, Champions. Dettagli che pesano, che stasera potrebbero fare la differenza. di Tommaso Lorenzini

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