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Bersani vuole l'ammucchiata (E scorda che Penati è Pd)

Il segretario inovca governo di transizione e rivolge "appello ai moderati". Poi: "Querelo chi parla di Sistema-Sesto"

Andrea Tempestini
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Siccome "Berlusconi deve togliersi di lì oppure ci porterà a fondo" - parola di Pier Luigi Bersani - il Pd lavora per un centrosinistra di governo e per un "nuovo Ulivo" discutendo con Sel, Idv, socialisti e ambientalisti: l'ennesima riedizione dell'ammucchiata. Il segretario democratico, dopo essere stato introdotto da Carla Fracci, svela la sua strategia politica, una coalzione "di un patto ben solido tra soggetti che si rispettino". Una sponda a Bersani arriva da Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che dalla festa del suo partito rilancia: "Le Marche sono state solo un incidente o una strada da perseguire? Il Pd lo dica, perché se è quella la strada da seguire siamo interessati. Se no ci siamo sbagliati un po' tutti". "Appello ai moderati" - Il piano svelato da Bersani a Pesaro è accompagnato dal rituale appello "a tutte le forze moderate che non si ritengono di centrosinistra ma che intendo fare i conti con il modello plebiscitario e lavorare per una ricostruzione del Paese su solide basi costituzionali". Pier, insomma, continua a strizzare l'occhio ai centrsiti, senza però farne i nomi. "Chi è motivato in questo senso - ha proseguito - può discutere con noi, in modo aperto, che sia soggetto politico o si tratti di movimenti, di organizzazioni, di personalità che vogliano sinceramente muoversi per reagire alla deriva di questi anni. A tutti loro - ha proseguito alla chiusura della festa nazionale del Partito Democratico - diciamo con chiarezza: chi vuole veramente voltare pagina da Berlusconi e dalla Lega e aprire un cantiere di riforme non può pensare di prescindere dal partito democratico. Sarebbe un'illusione". Convinto lui... "Governo di transizione" - Così bersani chiede "un governo di transizione che faccia una nuova legge elettorale". Quindi una nuova serie di accuse all'esecutivo. "Pensiamo amaramente dove è finito il nostro antico destino di anticipatori - afferma -. Con Berlusconi abbiamo anticipato: riti domestici e piccole patrie, modelli personalistici sconosciuti alle democrazie del mondo, una comunicazione ossessiva e demagogica". Quale il risultato, a suo parere? "Siamo lo strapuntino dell'Europa e del Mondo. Il mondo guarda a noi come a una zavorra". Tangentopoli rossa - Nel corso del suo intervento Bersani non può però glissare sulle beghe interne, il caso Penati e il sistema Sesto. "Chi fa circolare contro di noi teoremi assurdi o leggende metropolitane - il segretario prova a difendere la sua creatura -, chi aggredisce con calunnie l'unico partito nazionale che fin dalla sua nascita ha un bilancio certificato, si prende una denuncia e una richiesta di danni. Non passerà il tentativo di metterci tutti nel mucchio". Bersani promette così di portare in tribunale chi accosta gli episodi che riguardano Filippo Penati al Partito Democratico, scordandosi però che l'ex presidente delle Provincia era il suo braccio destro. "La critica l'accettiamo - ha aggiunto - l'aggressione no".

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