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Berlino ci dichiara guerra: vuole vederci in ginocchio

"Basta soldi all'Italia": il tedesco lascia la Bce. Dietro la mossa, il tentativo di aggravare la crisi e dettarci la linea. Come alla Grecia

Andrea Tempestini
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L'altro giorno Angela Merkel si è alzata e ha detto basta a questo sperpero di denaro che la Bce gira in aiuto di Spagna e soprattutto Italia. In meno di un mese la banca centrale ha comprato Btp italiani per molto più di 40 miliardi, in cambio i rendimenti sono rimasti contenuti. Sempre alti ma sotto la soglia di allarme. Al niet della Merkel il numero uno dell'Eurotower l'altro ieri ha risposto con un secco: facciamo il nostro lavoro. Cascasse il mondo, ieri è arrivata la replica tedesca. Praticamente una doccia scozzese. Il rappresentante di Berlino Juergen Stark  nonchè capo economista della Bce ha dato le sue dimissioni, «per motivi personali». Nel senso che la sua persona si era sempre opposta al piano di acquisti dei Btp italiani. Risultato? Le Borse hanno reagito molto male, lo spread tra i Btp italiani e i bund tedeschi è ritornato a 370 punti e gli investitori/speculatori internazionali hanno ricevuto un messaggio molto chiaro. Primo, la Germania non la pensa come la Bce. Secondo, Paesi come l'Italia non hanno abbastanza rigore e come tali non possono essere aiutati. Terzo, la manovra italiana non basta e a breve (probabilmente con un nuovo governo, meglio, dal punto tedesco, uno tecnico senza Berlusconi che assecondi i diktat tedeschi) ne verrà varata un'altra. Di conseguenza i giorni che verranno per la nostra economia saranno molto difficili e rischiamo di trovarci a breve con spread di tipo greco. Praticamente in ginocchio. Una volta che l'Italia sarà a terra a quel punto potrà giungere un diverso aiuto dall'Europa. In cambio, come è successo con la Grecia, a decidere la politica di Roma (riforme, tagli, pensioni) non sarà più il governo, ma Bruxelles o nel caso più estremo Berlino. Non che l'Italia improvvisamente sia diventata nemica della Germania è che siamo i più deboli e siamo rimasti in mezzo alla strada, proprio mentre Berlino sta spianando la carreggiata per risolvere il problema vero. Che prende nome Atene. Non è infatti andato troppo a genio alla Merkel il dispendio di energie a favore di Spagna-Italia e a discapito della Grecia. Nel momento in cui si viene a sapere che gli aiuti ad Atene sono a rischio. Mercoledì scorso Jean-Claude Juncker, presidente della zona euro ha detto: «La Grecia deve sapere che gli obiettivi che abbiamo fissato devono essere raggiunti e rispettati. La condizionalità è di estrema importanza». Sarebbe una grossa fregatura per le banche tedesche sovraesposte sull'ex Paese della dracma. Non a caso ieri il governo tedesco fa trapelare che sta mettendo a punto un piano per sostenere le banche nazionali e le compagnie assicurative nel caso in cui la Grecia dovesse andare in default.  Il  «piano B» prevederebbe  una serie di misure volte ad aiutare quegli istituti finanziari tedeschi che rischiano di subire perdite del 50% nel caso in cui ad Atene non sarà concessa la prossima tranche di aiuti. Così la ricetta tedesca prevede di dare altri aiuti immediati alla Grecia, di dimenticarsi di Roma. E quando l'Italia sarà in ginocchio dettare anche l'agenda politica. In fondo un land in più fa sempre comodo. di Claudio Antonelli

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