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La ri-conversione di Mel Gibson Gli ebrei ora sono degli eroi

Dopo le frasi antisemite, il regista si cimenta in un film su Giuda Maccabeo: il nuovo progetto è una versione ebraica di Braveheart

Andrea Tempestini
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È una versione ebraica di Braveheart il nuovo progetto di Mel Gibson per il grande schermo. Stavolta però, invece di William Wallace, l'eroe è Giuda Maccabeo, personaggio storico vissuto nel II secolo a. C., la cui avventura è ampiamente documentata nel testo biblico ed è ricordata sia dalla tradizione israelitica nella ricorrenza di Hanukkah, la festa delle luci, sia dalla liturgia cattolica nelle letture dell'Antico Testamento. A partire da The Patriot fino ad Apocalypto, i liberatori del popolo contro gli invasori stranieri sono i soggetti preferiti per i grandi racconti epici che affascinano Gibson. Ci si possono attendere scene belliche, assedi leggendari e massacri memorabili. A quegli ingredienti, in grado di accendere gli animi del pubblico, va ad aggiungersene un altro ancora più esplosivo, nel caso di Giuda Maccabeo, dove l'intento religioso promette di essere il tema prevalente, ma anche di scatenare polemiche ideologiche e confessionali. Il protagonista vive sotto il regno dell'oppressore siriano Antioco Epifane, che vieta agli ebrei di praticare liberamente il loro culto e impone loro di adorare idoli pagani. Sarà lui a raccogliere le forze residue del popolo di Dio fino a ottenere l'indipendenza di Israele dall'impero seleucida attraverso una serie di battaglie sanguinose. Finché per miracolo, dopo la vittoria militare e la purificazione, all'interno del tempio di Gerusalemme già profanato dai pagani, la lampada arderà con poche gocce di olio. Dato per scontato che nel campo dei “buoni” ci sono gli ebrei, ora la curiosità maggiore riguarda l'identificazione del nemico. Se, dopo gli inglesi e i pagani dediti ai sacrifici umani dei film precedenti, stavolta a far la parte del malvagio saranno gli arabi, Giuda Maccabeo potrebbe essere facilmente scambiato per una specie di fondamentalista ebraico assetato di sangue. Dovranno starci attenti alla Warner Bros, per evitare lo scontro di civiltà. Certi che l'evento non passerà sotto silenzio, comunque, devono aver pensato che la sfida valeva la pena di assicurarsi, battendo sul tempo tutte le altre major, il diritto di distribuire la pellicola, che sarà prodotta dalla Icon. A firmare la sceneggiatura, oltre a Gibson che potrebbe curare la regia e recitare la parte del padre del protagonista, è Joe Eszterhas, di origine ungherese, autore degli script di film di successo come Basic Instinct, Showgirlse Flashdance, ma anche di Betrayed e di Music Box, diretti da Costa-Gavras, in cui si affrontavano il dramma della persecuzione antisemita odierna e la tragedia della Shoah durante la Seconda Guerra Mondiale. Entrambi, il regista e lo sceneggiatore, sono cattolici ed entrambi sono personaggi controversi. A partire dal suo La Passione di Cristo, Gibson, che si è sempre professato cattolico tradizionalista, è stato accusato di aver dipinto gli ebrei come popolo deicida. Lui peraltro aveva contribuito ad aggravare ulteriormente i sospetti di antigiudaismo quando, nel 2006, arrestato a Malibu per guida in stato di ebbrezza, si era messo a vomitare insulti contro gli ebrei, definendoli «responsabili di tutte le guerre del mondo». Se non è una richiesta di perdono, insomma, la nuova pellicola è un segno di ravvedimento. Su Eszterhas, che nel 2008, in seguito alla propria conversione religiosa, ha pubblicato le proprie memorie e sembrava definitivamente scomparso dalla scena, pesa invece la fama di sceneggiatore di storie giudicate immorali oltre a una lunga lotta contro la dipendenza dall'alcol. Dunque, questa nuova impresa appare per tutti e due come un'occasione plurima di riscatto. In primo luogo per Gibson che, da premio Oscar per il miglior film e il miglior regista con Braveheart, nel corso degli anni si è ormai trasformato in una specie di paria di Hollywood, più noto alle cronache rosa per il proprio divorzio e le intemperanze verbali verso le proprie amanti che per i successi cinematografici. La sua ultima fatica, The Beaver, nonostante un buon successo di critica, è stata un flop assoluto al botteghino. Le prime reazioni della comunità ebraica al progetto su Giuda Maccabeo non sono favorevoli. Le maggiori perplessità si incentrano su Gibson, che Abraham Foxman, direttore dell'Anti Defamation League negli Stati Uniti, considera contraddittorio affidare a uno «che non ha rispettoe sensibilità per la fede religiosa delle persone», la narrazione della vita di «un combattente universale per la libertà religiosa». Liberi di pensarlo, in America, dove a ognuno è garantito il diritto di esprimere le proprie opinioni in qualsiasi forma, anche attraverso la celluloide. di Andrea Morigi

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