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La Primavera araba al Cairo: Assalto ad ambasciata Isreale

Violenti scontri tra manifestanti e polizia: due morti e oltre 400 feriti. Una nuova rappresaglia dopo l'assalto a Eliat di Hamas

Andrea Tempestini
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Dopo l'agguato di Eilat contro le truppe di Tel Aviv, la Primavera araba continua a presentare il conto. La nuova scossa arriva dall'epicentro simbolico delle rivolte che hanno scosso il Medio Oriente e il Nord Africa: proprio quell'Egitto che, a furor di popolo, ha destituito il dittatore Hosni Mubarak. Nella notte, al Cairo, dei manifestanti hanno assaltato l'ambasciata d'Israele. Il bilancio si aggrava di ora in ora: l'ultima conta riferita dall'agenzia di stampa Mena parla di tre morti e quasi 1000 feriti, tra cui due poliziotti. Diciassette, invece, sono stati gli arrestati.  La rappresentanza diplomatica è stata invasa dai manifestanti che  hanno poi lanciato documenti dalle finestre: la protesta ha assunto i connotati della rappresaglia per la reazione delle forze israeliane dopo l'attacco al ridosso del confine con l'Egitto dello scorso agosto. Per contenere i manifestanti gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere le migliaia di persone scese in strada. Nei momenti più violenti dell'assalto, come rifersce alla Bbc un funzionario israeliano, sei membri dello staff della rappresentanza diplomatica sono rimasti intrappolati all'interno dell'edificio e sono stati salvati grazie all'intervento dei commandos egiziani. "Incidente serio" - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito un "incidente serio" l'assalto all'edificio della ambasciata, dicendosi però sollevato perché si è "evitato un disastro" e ringraziando in paricolare "il presidente degli Usa Barack Obama per il suo aiuto". L'attacco, ha detto Netanyahu, "sarebbe potuto essere peggiore se i rivoltosi fossero riusciti a superare l'ultima porta". Preoccupazione di Obama - Gli scontri erano iniziati già venerdì dopo la preghiera, quando è esplosa la protesta per l'uccisione da parte degli israeliani di cinque guardie di frontiera egiziane dopo gli attentati di Eilat. L'ambasciatore israeliano, la sua famiglia e lo staff dell'ambasciata, riferisce il quotidiano Haaretz, hanno lasciato il Paese a bordo di un volo militare. Il presidente Usa Barack Obama ha espresso la propria preoccupazione in una telefonata al premier israeliano Benjamin Netanyahu. E il  segretario di Stato, Hillary Clinton, ha chiesto alle autorità egiziane di porre fine ai disordini. "Niente irruzione" - Secondo una fonte israelina interpellata dalla agenzia di stampa Reuters, però, i manifestanti egiziani sono solamente risciti a raggiungere l'ingresso dell'edificio che ospita l'ambasciata del Caio, senza fare irruzione. La stessa fonte ha poi riferito che i documenti lanciati dalle finestre sarebbwero solo "brochure e questionari tenuti solitamente all'ingresso". Sparatoria davanti all'università - I manifestanti hanno demolito in parte un muro di protezione costruito qualche giorno fa davanti all'ambsciata. E la bandiera israeliana, come era già accaduto il 21 agosto, è stata rimosssa. In mattinata è poi stata segnalata una sparatoria di fronte all'università, che si trova a 500 metri dall'ambasciata israeliana. Le strade intorno sono invase dal fumo dei lacrimogeni, pietre e auto bruciate. Attivata unità di crisi - Il ministro dell'Interno egiziano ha dichiarato lo stato di allerta.  Mentre il primo ministro ha convocato il gabinetto di crisi. Anche in Israele è stata attivata una unità di crisi nella sede del ministreo degli Esteri di Gerusalemme, dove è arrivato anche il ministro Avigdor Lieberman.

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