Voi non amate la Comencini...? "La colpa è soltanto tua"
L'acuta Natalia Aspesi difende la regista dalle pagine di 'Repubblica' La categoria degli "intellettuali di sinistra" viene difesa come i panda
Abbiamo infine trovato i colpevoli, gli orrendi somari che mercoledì hanno osato ridere durante la proiezione del film Quando la notte di Cristina Comencini. La regista, in conferenza stampa, aveva indicato come responsabili «gli uomini», poiché alle donne il suo capolavoro su una mamma (Claudia Pandolfi) che pensa di ammazzare il figlio problematico e viene salvata da una guida alpina che abita sotto di lei (Filippo Timi) non poteva non piacere. «Il mio è un film drammatico, non capisco perché riderne. Si vede che c'è gente incapace di sopportare forti emozioni, forse ci sono ancora uomini che hanno orrore del corpo della madre», proferì. Invece ora sappiamo che a mostrare le gengive e a scompisciarsi sono stati degli stupidi giovinastri incapaci di comportarsi ai festival. Se il mistero è svelato lo dobbiamo all'acuta Natalia Aspesi, che ieri su Repubblica ha dedicato un'ampia recensione al film e ha spiegato che «il problema è un altro. Per mancanza di sale, alle proiezioni stampa si pigiano insieme critici, giornalisti e la cosiddetta “industry”, una massa di ragazzi molto estroversi». Ah, questi maledetti bulli che fanno casino. Ma chi li ha educati, la mamma killer della Comencini? Meriterebbero di vedere i lungometraggi in una sala apposita, magari una stalla dismessa o perché no un bar del dopolavoro ferroviario. Non sanno, questi ignoranti, che la signora regista ci è rimasta tanto male per le risate? «È una ferita», si è incupita la Aspesi. La quale non ha potuto negare che la «storia profonda» dell'amica Cristina è stata «accolta con fischi», ma si è affrettata a precisare che «alla presentazione ufficiale, ieri sera, il film è stato accolto da otto minuti di applausi». Sarebbe bello capire come li ha calcolati, gli otto minuti: si è appostata col cronometro? Ha sfoderato la clessidra? Il fatto è che a Natalia è capitato l'ingrato compito di difendere l'indifendibile. Figurati se Repubblica può parlar male dell'opera della Comencini, lei che spicca fra gli indignati del movimento anti-Silvio “Se non ora quando?”. La categoria protetta “intellettuale de sinistra” va difesa manco si trattasse del panda. A parte che chi ha un accredito “industry” non è necessariamente un ragazzetto rincretinito, durante Quando la notte a sghignazzare erano soprattutto critici e giornalisti, storditi dai dialoghi degni del peggior film polacco a doppiatore unico. Però questa è una verità inaccettabile, il genio di Cristina non va toccato, Repubblica intervista perfino Claudia Pandolfi che definisce le risate «piccoli atti di vandalismo che rompono la sacralità di un rito condiviso». Se c'è qualcosa che rompe, cara Claudia, è il vostro film. Ma il sistema-Comencini funziona così: lei scrive il romanzo (per Feltrinelli), poi ne trae una sceneggiatura, poi il marito Riccardo Tozzi di Cattleya produce il film, Repubblica applaude. E se qualcosa va storto, Natalia Aspesi interviene. Ci salveranno le vecchie zie, disse qualcuno. Vale anche per la Comencini. di Francesco Borgonovo