Ok all'abolizione delle Province La Bce promuove l'Italia
Pareggio di bilancio in Costituzione. Dopo il Cdm il testo alla Camera da lunedì. Verso la fiducia. Sciopero comuni. Ok di Trichet
Arriva il via libera del Consiglio dei Ministri ai due disegni di legge di rango costituzionale per inserire nel Testo il vincolo del pareggio di bilancio e l'abolizione delle Province, mentre poco dopo è il presidente della Bce a parlare della manovra italiana: una sostanziale promozione, quella di Jean-Claude Trichet, arrivata insieme a un nuovo monito sulla crescita di Eurolandia. Il Consiglio dei ministri - Il vertice governativo di giovedì mattina, durato quasi due ore, era stato convocato a Palazzo Chigi per discutere l'inserimento nella Costituzione della cosiddetta 'regola d'oro', il pareggio di bilancio appunto, e il trasferimento delle competenze dalle Province alle Regioni. Dure le reazioni del presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e il presidente dell'Upi (Unione delle province italiane). L'iter della manovra prosegue, e approderà lunedì in aula alla Camera: si profila un nuovo voto di fiducia. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha fissato per le 15 l'inizio della discussione generale del testo, che dovrà essere licelziato dalla commissione Bilancio al più tardi lunedì mattina, nonostante la contrarietà del Pdl che vorrebbe un iter più spdeito. Il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha spiegato che "vista la dilazione dei tempi e la decisione dell'Italia dei Valori di presentare una pregiudiziale di costituzionalità il governo si riserva la fiducia". Pareri contrari da Province e Regioni - Il disegno di legge costituzionale desta le perplessità di Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. "Fare riforme a pezzi - ha detto Errani - è inutile, siamo convinti che il sistema istituzionale debba essere riformato nel suo insieme. Per questo motivo oggi abbiamo dato il via a un lavoro sull'autoriforma delle Regioni". Errani ha anche notato come "la manovra sia totalmente squilibrata a svantaggio degli enti locali" e come urgano "iniziative per spiegare la situazione ai cittadini". Ancora più caustico è il commento di Giuseppe Castiglione, presidente dell'Unione delle province italiane, che annuncia “Convocheremo i presidenti delle Province, i presidenti dei Consigli provinciali e incontreremo i segretari di partito. Noi ci sentiamo parte integrante della struttura istituzionale di questo Paese e in questi anni abbiamo lavorato per la riduzione dei costi della politica”. Secondo Castiglione, infatti, la soppressione delle province determinerà nel Paese un aumento dei costi dei servizi. "Se si sostiene l'inutilità di consiglieri e assessori provinciali - ha aggiunto poi ai microfoni di Paola Saluzzi su Sky - bisognerebbe battersi per la soppressione di tutti i nostri rappresentanti, a partire dai parlamentari. Ma questa tesi mina le basi stesse della nostra democrazia". Iter costituzionale - Poiché i due provvedimenti sono di rango costituzionale dovranno seguire un iter parlamentare più articolato rispetto a quello della legge ordinaria. La Costituzione prevede una doppia lettura e una doppia approvazione in ciascuno dei due rami del Parlamento, con un intervallo non inferiore a tre mesi tra una lettura e l'altra. Nel dettaglio, il ddl costituzionale sulla soppresione degli Enti prevede che le Regioni dispongano di un anno per l'attuazione della nuova forma di associazione dei comuni che governerà l'area. Le disposizioni contenute nel ddl si applicano anche alle Province delle Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per quelle autonome di Trento e di Bolzano. La tempistica - Nel disegno di legge viene inoltre chiarito in base a quali valutazioni le Regioni potranno disciplinare le modalità di esercizio delle funzioni di area vasta: si dovrà tenere conto dei "connotati particolari del proprio territorio. Ad esempio, dovranno essere considerati indici quali l'assetto istituzionale (numero dei Comuni), la densità di popolazioni, gli aspetti morfologici e fattori socio-economici. La forma associativa entrerà a regime, nelle singole Regioni, a decorrere dalla cessazione del mandato amministrativo provinciale in corso. In caso di inerzia regionale, la Provincia, sempre a decorrere dalla cessazione del mandato amministrativo provinciale in corso alla data di scadenza del termine annuale, è soppressa ed i Comuni che ne fanno parte sono costituiti ope legis in unione di Comuni". Disciplina finanziaria - Nella relazione illustrativa che accompagna il ddl si sottolinea come "le Regioni sopprimano gli enti, le agenzie e gli organismi, comunque denominati, che svolgono funzioni digoverno di area vasta" e che "entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale, lo Stato, provveda all'adeguamento della disciplina concernente l'autonomia finanziaria e tributaria di Regioni e Comuni". Comuni in sciopero - Se da un lato arriva il si del Consiglio dei ministri alla manovra, dall'altro i sindaci italiani annunciano la loro mobilitazione. "Saremo in ogni consiglio comunali con assemblee aperte a tutti i cittadini", così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, spiega quello che ha tutte le sembianze di un vero e proprio sciopero. A spiegare le ragioni alla base dell'iniziativa interviene il presidente dell'Associazione nazionale comuni taliani (Anci), Graziano Delrio: "Senza voler creare troppi disagi ai cittadini vogliamo riconsegnarne simbolicamente le funzioni che ci sono state date dall'esecutivo, per far capire che non siamo in grado di adempiere ai doveri che la Costituzione ci impone a causa dei tagli imposti dalla manovra". Lo sciopero è previsto per giovedì 15 settembre, stesso giorno in cui le Regioni, insieme a Province e Comuni, consegneranno all'esecutivo i contratti del trasporto pubblico locale su ferro e gomma. Queste iniziative hanno lo scopo di ottenere delle modifiche al testo della manovra. L'Anci ha, inoltre, reso noto che presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale sugli articoli 4 e 16 della manovra, cioè quelli che che obbligano le amministrazioni locali alla dismissione delle società partecipate e che intervengono sull'organizzazione istituzionale dei piccoli comuni.