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Il sistema: consulenze nel mirino

Tangentopoli Pd. Analisi dei Pm su gestione società autostradale e incarichi distribuiti agli amici dopo l'acquisto di Gavio

Andrea Tempestini
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Conti e movimenti finanziari della Milano Serravalle. I periti incaricati dai magistrati di Monza li stanno esaminando. Per trovare conferme all'ipotesi più clamorosa dell'inchiesta: che il passaggio di azioni della società autostradale dal gruppo Gavio alla Provincia di Milano allora guidata da Filippo Penati - era il 2005, ricavo da 179 milioni per l'imprenditore  - nascondesse una maxi tangente. La Procura ha già acquisito i documenti delle tre società di Gavio che vendettero le azioni. Ma saranno analizzati anche i bilanci della Milano Serravalle - e pure dell'Asam, la società della Provincia che s'intestò l'acquisto e il relativo debito. Asam che, negli anni successivi, restò una sorta di scatola vuota. Doveva ripianare il debito con Banca Intesa, istituto che finanziò l'acquisto delle azioni: 260 milioni scesi a 185 nel 2006 grazie alla vendita da parte della  Provincia di altri titoli. Ma il buco rimase, con Banca Intesa - un suo manager, Maurizio Pagani, è indagato nell'inchiesta - a incassare laute commissioni. Giulio Sapelli, il professore che fu messo a capo di Asam, se ne andò in aperta polemica nel 2007: «Serravalle è come l'Eni Petromin» esclamò davanti alla commissione provinciale, riferendosi allo scandalo della tangente Eni versata agli arabi, e che si supponeva nascondesse anche un ritorno illecito per i partiti. Anche le consulenze assegnate negli anni dalla Milano Serravalle saranno riesaminate alla luce di quanto emerso. Due milioni spesi nel 2006, uno e mezzo nel 2007 solo per gli avvocati. Un piano industriale affidato a società esterne e poi completamente rivisto, costo 350mila euro. Una crescita di fatturato di circa sei milioni, dovuta all'incremento dei pedaggi, e però un aumento dei costi gestionali di sette. E scorrendo le consulenze ci sono nomi che ritornano. Per esempio quello di Renato Sarno, l'architetto indagato poiché considerato il mediatore del pagamento di due milioni, secondo i pm chiesto da Penati, da parte di un manager Gavio - Bruno Binasco - a Piero Di Caterina - l'accusatore. Soldi che, sempre secondo l'accusa, sarebbero parte della tangente pagata da Gavio a Penati per l'operazione Serravalle. Dal 2005 al 2010 Sarno è stato ingaggiato dalla società, sorta di superconsulente. Sovrintendente ad operazioni aziendali, ma anche intestatario di appalti attraverso il suo studio d'architettura. Esempio: nel 2009, per la proroga del contratto “progetti speciali” e la “valorizzazione aree di servizio”, due incarichi per complessivi 400mila euro. Tutto in chiaro, intendiamoci, tutto segnato. Infine: ieri in Procura s'è presentato Adriano Alessandrini, sindaco di Segrate. A dire di Di Caterina, avrebbe anch'egli intascato tangenti in relazione a un appalto per il trasporto pubblico. Alessandrini ha negato, e denunciato Di Caterina per calunnia. di Andrea Scaglia

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