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Schiaffo casta: per loro supersconto

Brutta sorpresa nel maxiemendamento approvato al Senato: il taglio alle indennità ai parlamentari è stato ridotto fino a sei volte. Incompatibilità 'soft'

Andrea Tempestini
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Brutta sorpresa nel maxiemendamento approvato mercoledì sera in Senato. Tra un provvedimento e l'altro per rafforzare l'entità della manovra - aumento dell'Iva, contributo per i super-richhi e anticipo della pensione delle donne a 65 anni - fa capolino anche una bella sforbiciata ai tagli che i parlamentari avrebbero dovuto 'auto-infliggersi'. Il maxiemendamento al Senato: leggi il testo Sei volte in meno - In attesa del disegno di legge costituzionale per il dimezzamento dei parlamentari, gli onorevoli hanno deciso per una cospicua riduzione del taglio delle indennità dei membri di Camera e Senato, equivalente ad almeno sei volte in meno rispetto a quanto previsto dal testo originario. E' stata inoltre ammorbidita l'incompatibilità del mandato parlamentare con altri incarichi pubblici. Taglio delle indennità - Nel dettaglio, il taglio delle retribuzioni o delle indennità di carica dei componenti degli organi costituzionali - il 10% per la parte eccedente i 90 mila euro, il 20% su quella che supera i 150 mila - , non si applicherà più da domani e per sempre, ma solo per quest'anno, il prossimo, e per il 2013. E dalla sforbiciata, grazie alla modifica approvata mercoledì con il voto di fiducia Palazzo Madama, vengono fatti salvi "la presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale". Rabbia Castelli - La fattispecie aveva mandato su tutte le furie il viceministro per le Infrastrutture, Roberto Castelli, che si era scagliato contro quelli che ha definito i "boiardi" della Consulta e del Quirinale. Il Colle, da par suo, ha risposto per le rime, spiegando di essere estraneo alla formulazione della norma, e che semmai è il governo che deve dare chiarimenti. La diaria - Per comprendere meglio l'aggellerimento dei tagli un esempio può essere utile. Se un deputato o un senatore fa anche un altro lavoro e incassa più di 9.847 euro netti, l'indennità di carica di 5.486 euro mensili netti - cui poi si sommano tra diaria e rimborsi spese altri 7.193 euro, che non vengono toccati -, non sarà più tagliata del 50% come prevede a il testo originario. La sforbiciata si farà sul totale annuo percepito a titolo di indennità, e sarà pari al 20%, ma solo per la quota eccedente i 90 mila euro, e al 40% per quella che supera i 150 mila euro. Doppie cariche - Infine, come detto, anche il regime dell'incompatibilità dei parlamentari viene notevolmente affievolito. Nella nuova versione del testo, da un ferreo divieto di ricoprire "qualsiasi altra carica elettiva pubblica", si passa a un'incompatibilità circoscritta alle altre cariche elettive "di natura monocratica" e relative a "organi di governo di enti pubblici territoriali aventi popolazione superirore ai 5mila abitanti".

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