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Razzisti I compagni prendono Basso a sberle Giro di Padania in mano ai fasciocomunisti

Ivan e Madolo colpiti a Savona da alcuni contestatori. La rabbia dell'organizzazione: "E' tutta colpa del sindaco rosso della città"

Veneziani Gianluca
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La maglia nera del Giro di Padania la prenderanno alcuni contestatori di Savona, che durante la corsa si sono presi la briga di insultare e di colpire i ciclisti Ivan Basso e Sasha Modolo. Il tour del Nord è finito nuovamente nel mirino dei contestatori: dopo la partenza della seconda tappa da Loano, alcuni manifestnti, tra cui esponenti di Rifondazione comunista e del Pd, hanno cercato di bloccare la corsa a Savona. Gli organizzatori, per aggirare il gruppo che sventolava bandiere tricolori e intonava canti partigiani, è stata costretta a deviare il percorso. Così, come era accaduto martedì, alla corsa non sono mancati spintoni e momenti di tensione. Basso e Modolo, prima di ripartire, si sono recati dal presidente della Monviso-Venezia, Michelino Davico, per chiedere che il pubblico rispettasse la corsa. "Siamo dei professionisti, chiediamo rispetto da parte di tutti". I due corridori hanno spiegato di essere stati insultati a più riprese. "Qualcuno è andato anche oltre ai fatti e ci ha rifilato delle sberle", hanno denunciato". Il sindaco sobillatore - Non che il tour del Nord Italia fosse piaciuto a molti, ma da qui a scatenare la violenza ce ne passa. Infatti il sottosegretario leghista e organizzatore della corsa Michele Davico è sbottato: "Abbiamo sempre dato voce a tutti, offerto a tutti uno spazio, non abbiamo ceduto agli insulti di questi sedicenti gruppi di sinistra, ma ora che Basso e Modolo sono stati colpiti chiediamo che i ciclisti siano rispettati e che questi aggressori siano identificati e denunciati". Le mire di Davico si rivolgono non solo contro i facinorosi, ma anche contro il primo cittadino della città ligure, reo - a suo dire - di aver aizzato gli animi: "Al sindaco di Savona dico due volte grazie: una per aver mantenuto l'impegno di garantire la sicurezza del passaggio della corsa, l'altra per aver perso l'occasione per tacere, scaldando l'atmosfera in una occasione che per la sua città sarebbe stata di festa". Quasi come Tartaglia - Ancora più caustico Paolo Franco, senatore della Lega Nord, che avanza un parallelo tra i fattacci di Savona e la vicenda della statuetta di Berlusconi: "Quello che sta accadendo al Giro di Padania - ha detto il parlamentare - dimostra cosa succederebbe alla democrazia nel caso ci fossero i vari Di Pietro, Grillo e Vendola al Governo: minacce, scioperi e botte contro gli avversari". E quindi: "Nei loro comodi salotti questi uomini armano il braccio di violenti come Tartaglia, l'uomo che a dicembre 2009 colpì il presidente del Consiglio". Non può mancare, per chiudere, una sparata anti-italiana: "Se questi sono i valori della Patria, io non mi identifico affatto in questa identità intollerante e oppressiva". Vergogna continentale - La figuraccia supera i confini nazionali, arrivando in tutta Europa. Al Giro di Padania sono presenti numerosi ciclisti stranieri, appartenenti a squadre straniere, che nulla hanno da spartire con le nostre misere beghe tra Nord e Sud, tra destra e sinistra. Ora che torneranno nei loro Paesi, penseranno che andare in bici è uno sport pericoloso oppure che il ciclismo istiga alla violenza? Facciamo il Giro di Terronia - E poi. Non sarà mica il primo tour che riguarda un'area geografica, anziché l'intero Paese. In Europa si corrono il Giro di Romandia e il Giro di Catalogna. Dov'è dunque lo scandalo? Magari in Italia inventiamoci anche un Giro di Terronia, così mettiamo tutti d'accordo. Dopo tutto, al Centro Italia stanno facendo in contemporanea un Giro pellegrinaggio in onore di Gino Bartali, che toccherà le regioni di Umbria e Toscana. Dobbiamo picchiare pure quei ciclisti, accusandoli di essere separatisti di Centro? Insomma la corsa prosegue, ma i ciclisti adesso hanno paura di andare in Giro.

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