Lele Mora piange dai giudici "Speso tutto, non ho nulla"
L'agente dei vip interrogato dal tribunale del riesame si difende sugli 8,5 milioni versati all'estero. Ma la corte non gli crede
Il 23 giugno scorso, durante l'interrogatorio, si era solo commosso. Adesso Lele Mora piange davanti ai giudici. L'imprenditore dei vip, all'udienza nel tribunale del riesame del carcere Opera, dove è detenuto per bancarotta fraudolenta, non ha trattenuto le lacrime e si è lasciato andare a una confessione: "Ho speso tutto, non mi è rimasto più nulla". Visibilmente dimagrito, in abito grigio e scarpe celeste, l'agente ha detto che il rifinanziamento della sua impresa è servito soltanto a "riposizionarsi sul mercato" e a mantenere alta la sua "immagine". Giudici sicuri - Ma il pianto di Mora non ha intenerito i giudici che sospettano movimenti di denaro superiori agli 8,5 milioni di euro contestatigli dalla procura. Per questo gli inquirenti sono a caccia delle sue agende, dove risulterebbero altri versamenti su assegni di piccolo taglio. Nell'attesa che i giudici emettano la decisione sulla scarcerazione, l'imprenditore ha dichiarato "la sua totale disponibilità a collaborare e a rispondere alle domande". Sempre che non venga sopraffatto di nuovo dal pianto. Altri tre milioni - L'agente dei vip ha poi raccontato ai pm dell'inchiesta che l'ha portato in carcere, di aver chiesto altri 3 milioni di euro a Silvio Berlusconi. Secondo il racconto, Mora, terrorizzato dal poter finire in carcere per il fallimento della sua società, avrebbe incontrato il premier lo scorso ottobre per chiedregli altro denaro, oltre ai 2,8 milioni già ricevuti in prestito dal medesimo. Mora ha spiegato che quei soldi, però, non gli vennero dati perché nel frattempo, proprio ad ottobre, era "esploso" sui media il caso Ruby, che vede coinvolto Silvio Berlusconi. Così di fatto la società fallì e lui finì in carcere per bancarotta fraudolenta.