Vasco assente spericolato al Lido Da Facebook inni alla marijuana
Nel giorno della celebrazione rossiana, il rocker dalla clinica: "Non è mai morto nessuno per le canne". Scatena l'ira di oncologi
Vasco Rossi è ufficialmente il dito più veloce del west. Clicca sul mouse come Clint faceva con la colt e ogni volta son morti e ammazzati. Nel giorno della celebrazione rossiana in Laguna, il convalescente di Zocca pensa bene di tirare la miliardesima stoccata estiva dal personalissimo profilo Facebook. Scrive un sempre più bizzarro Blasco: "Giovanardi si è inventato uno spot tv (già on air) in cui una bella donna si trasforma in un vampiro che morde un ragazzo, con piccolo quantitativo di maria al collo, e rappresenta in questo modo la "droga che ti uccide". Ma non è mai morto nessuno a causa di uso o abuso di maria!". Come dire: ho tutta l'intenzione di rompere le balle ai benpensanti perché in clinica mi rompo assai e tutti devono sapere che sono ancora quello spericolato. Partiamo da un presupposto: forse è vero, di marijuana non è mai morto nessuno. Di sicuro però in tanti si son rincoglioniti, son dati di fatto. E allora meglio una cannetta in meno e qualche buon consiglio in più. Così deve aver pensato Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano, particolarmente stizzito col signor Rossi per quella frase là, detta a Vanity Fair qualche tempo fa per fare quello che non deve chiedere mai: "Se mi trovano un tumore non mi curo e vado ai Caraibi". Tirelli si spazientisce, ha un travaso di bile, gli girano i santissimi e non gliene può fregare di meno se a Venezia fan la fila per vedere il docu-film canterino. Lui, che ha preso il diploma al liceo facendosi un mazzo così e ha studiato dieci e più anni per diventare professorone, non può accettare che il primo pirletta vada in giro a sponsorizzare la teoria del «se sto male mi faccio un mojito e saluti a tutti". Dice così, Tirelli: "Le affermazioni di Vasco Rossi sono inaccettabili e in forte contrasto con la realtà perchè rappresentano un invito a molti pazienti a non essere trattati ed eventualmente guariti dalla loro malattia oncologica senza, tra l'altro, rispetto e una parola di conforto per tutti coloro che oggi stanno affrontando questa terribile esperienza". Poi i numeri: "Ogni giorno lavorativo, in Italia, a circa 1.000 nostri connazionali viene diagnosticato un cancro per 250.000 nuovi casi di tumore l'anno. Oggi vi sono 2.200.000 persone che vivono con il cancro e, di queste, circa 1.285.000 sono lungo sopravviventi, possono cioè essere considerati guariti con una spettanza di vita identica a quella della popolazione generale senza cancro". Son stoccate quelle del Tirelli, che rimbrotta il cantore del fegato spappolato come si fa con gli alunni capricciosi e non capisce che Rossi è semplicemente in una fase inedita della sua vita. Son lontani i tempi delle droghe e dei vizi ad ogni costo, lontanissimi quelli del Blasco dannato e cattivo esempio. Ora siamo di fronte al più grande rocker italiano che all'età in cui i coetanei diventano nonni decide che è ora di scoprire cosa fanno i giovani su Facebook. Spericolato? Al limite adorabile curiosone... di Fabrizio Biasin