Altra beffa dalla Casta Redditi online dei Comuni gestiti dai politici trombati
I consigli tributari anti-evasione sono stati istituiti già nel 2010. Solo 47 municipi hanno applicato il decreto, posti agli amici
Il comune di Oderzo, provincia di Treviso, è una delle 47 amministrazioni municipali che hanno nominato un consiglio tributario. Il sindaco, avvocato Piero Dalla Libera, eletto nella lista “Oderzo Sicura”, ha messo la sua firma al provvedimento n. 167 dell'8 giugno 2011. Il nuovo presidente del Consiglio tributario è Paola Paladin. Toh, era la stessa Paladin candidata alle comunali nella lista “Oderzo sicura”, quella del sindaco. Non ce l'ha fatta, ma ha trovato un altro posto in meno di un mese. Vicepresidente Luciano Freschi: 30 anni da consigliere comunale nelle varie liste della sinistra. Consigliere tributario: Dorio Feltrin, anche lui fresco candidato nella lista “Oderzo sicura”, ma non eletto in consiglio comunale. Fanno parte dello stesso organismo Silvia Serafin, Giovanni Da Ros e Riccardo Zanetti: tutti già candidati senza successo al consiglio comunale nella lista “cittadini uniti per Oderzo” che sostiene il sindaco. L'unico escluso dalle nomine, il Pdl che sta all'opposizione, ha fatto ricorso al presidente della Repubblica: reclama il diritto di lottizzare anche lui il consiglio tributario come hanno fatto le liste di maggioranza. Un caso di scuola - Quella di Oderzo potrebbe essere una piccola vicenda italiana di provincia. Che stona un po' con la tanto conclamata riduzione dei costi della politica, e perfino con quel taglio di 50 mila poltrone in piccoli comuni strombazzato ai quattro venti da Roberto Calderoli, salvo poi rimangiarsi tutto in pochi secondi. Da ieri però grazie agli emendamenti del governo sul contrasto all'evasione fiscale, nelle mani del consiglio tributario di Oderzo, composto da tutti (mi perdoneranno, ma rendo l'idea) trombati alle recenti elezioni comunali, sono destinati tutti dati fiscali, bancari e patrimoniali possibili dei loro concittadini. Perché toccherà a loro iniziare in prima persona la guerra santa agli evasori fiscali locali. Sempre loro potranno dare un parere al Comune sulle categorie di contribuenti per cui rendere pubblici redditi e patrimoni sul sito on line del Comune di Oderzo. Verrà loro la tentazione di iniziare la guerra santa iniziando da parenti, amici e colleghi di partito di Marcello Ferri, il consigliere del Pdl restato escluso dal consiglio tributario? Chi lo può escludere? Ecco l'ultima meraviglia del pacchetto anti-evasione che ancora una volta ha cambiato la manovra: uno strumento diabolico e formidabile per mettere gli uni contro gli altri, per dare in mano alla casta politica il regolamento di conti per eccellenza, per fare dell'Italia un Libano fiscale come non era riuscito nemmeno ai Dracula del centro-sinistra. Perché Oderzo non è un'eccezione. Ma la regola, per quel poco che al momento è stata applicata. I consigli tributari furono inventati nell'Italia ancora occupata dai nazisti a pochi mesi dalla Liberazione. Sono ancora regolati da un decreto luogotenenziale del 1945. Rispolverati decenni dopo all'epoca di manette agli evasori, furono uno dei tanti rifugi dei trombati della politica, perché si basavano su una regola meravigliosa: nessuno che potesse capire qualcosa di materia fiscale, poteva esservi eletto, altrimenti ci sarebbe stato conflitto di interesse (bisognava non avere mai offerto i propri servizi professionali a cittadini o imprese della zona, quindi esclusi ragionieri, commercialisti, tributaristi, avvocati, etc…). In teoria avrebbero dovuto aiutare il fisco centrale nella caccia agli evasori. Accadde l'esatto opposto: misero i bastoni fra le ruote a chi cercava di prenderli. Facendo opposizioni, cercando di proteggere i propri cari di partito e le relative clientele. Per questo sparirono nel nulla. Un decreto del governo del maggio 2010 firmato da Giulio Tremonti li ha resuscitati e resi obbligatori entro 90-120 giorni per i comuni chiamati alla grande caccia agli evasori fiscali e compensati con una percentuale sulle entrate sommerse scovate. All'Anci si sono riuniti più volte per trovare le regole adatte. Il decreto luogotenenziale ancora in vigore imponeva la loro elezione diretta da parte dei cittadini, con tanto di campagna elettorale. Idea demenziale, perché figurati se ti votano per finire poi nei guai con il fisco. La scappatoia - Ma c'era una scappatoia: l'autonomia dei comuni consentiva una deroga. Il comune di Torino ha per esempio un regolamento per nominare direttamente 50 componenti del consiglio tributario (35 euro di gettone a seduta). Dieci devono essere nominati dai presidenti delle circoscrizioni. Quaranta dal consiglio comunale in modo proporzionale ai gruppi politici rappresentanti. Comanda il Pd? Ne sceglie di più. E viceversa. Poltrone per la casta. Qualche regolamento è stato approvato. Poi si è scoperto che i consigli tributari erano sì obbligatori, ma non c'era sanzione se non venivano nominati. Così su oltre 8 mila comuni solo 47 (tutti minori, eccetto Bologna) l'hanno fatto. Ora sono obbligati a nominarli entro il 31 dicembre: hanno tagliato loro i trasferimenti, e devono andare a cercare risorse dall'evasione fiscale, che restano tutte a disposizione dei bilanci comunali solo a patto di avere un consiglio tributario. Forza, il Libano fiscale è pronto. di Franco Bechis