"Sono mercenari": in Libia scatta la caccia al 'negro'
Razzismo strisciante dei ribelli. Il regime di Gheddafi ha fatto incetta di mercenari di colore. La pelle scura ora è da nascondere
«Ci sono detenzioni massicce di sospetti di collaborare con il regime di Gheddafi, specie di africani», denuncia Human Rights Watch. «In recenti visite ai centri di detenzione a Zawiya e Tripoli, Amnesty International ha potuto appurare che oltre un terzo dei detenuti è costituito da subsahariani», testimonia appunto Amnesty International. In particolare a Tripoli, dopo l'occupazione della città da parte dei ribelli si è scatenata una caccia all'uomo nero. Con il fatto che il regime di Gheddafi aveva impiegato massicciamente mercenari provenienti dall'Africa sub-sahariana contro l'insurrezione, adesso c'è l'idea che tutti i negri siano mercenari di Gheddafi che cercano di nascondersi dopo aver buttato armi e divisa. La città vecchia di Tripoli è stata appositamente rastrellata, e varie centinaia di arrestati sono stati portati in carcere o in campi provvisori di detenzione sul lungomare. I miliziani antigheddafisti interpellati dai cronisti insistono: «sono tutti mercenari stranieri». La residua lobby filo-Gheddafi denuncia su Internet il «razzismo dei ribelli», paragonandoli al Ku-klux-klan. In realtà, sebbene Gheddafi abbia sempre utilizzato mercenari stranieri nel suo esercito dando poi spesso loro la cittadinanza, la gran parte del milione di africani sub-sahariani presenti in Libia è costituita da immigrati che facevano i lavori più umili, e anche un terzo dei cittadini libici è comunque nero di pelle, per incroci che ci sono stati fin dall'antichità. D'altra parte, le testimonianze di molti africani fuggiti dalla Libia durante questi mesi di guerra civile concordano sul fatto che il disprezzo verso i «negri» è una delle poche cose su cui i libici gheddafisti e quelli antigheddafisti andavano d'accordo. Nell'ottobre del 2000 con la connivenza delle autorità la popolazione libica si lanciò in un violento pogrom contro gli immigrati, dopo la notizia che un nigeriano aveva stuprato una ragazza libica. Almeno 150 negri furono linciati, compreso un diplomatico ciadiano, mentre l'ambasciata del Niger veniva data alle fiamme. Dopo gli scontri, alcune migliaia di ciadiani e nigerini furono rispediti in camion e bus verso i confini, mentre 5000 nigeriani e 5000 ghanesi vennero rimpatriati per via aerea. Col senno di poi, è facile immaginare che l'opposizione avesse pescato nel torbido, apposta per sabotare la nuova politica panafricanista del regime. Ma sembra evidente che anche il regime avesse colto al volo l'occasione di un diversivo alla rabbia popolare. di Maurizio Stefanini