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"E' Stato di polizia tributaria"

La rabbia del premier contro Tremonti: attacco ai suoi emendamenti. Al Pdl: "Ora decido io. Sono pronto a ritoccare l'Iva"

Andrea Tempestini
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«I saldi non si toccano, rimangono quelli previsti che ci consentiranno il pareggio di bilancio nel 2013. Ma questo non è il testo definitivo, il decreto cambierà ancora». È una processione di scontenti. Ma telefonica. Silvio Berlusconi infatti è a Parigi per il vertice internazionale sulla Libia. Il cellulare del presidente del Consiglio squilla a rotella, sono tutti numeri che cominciano col +39. Cosa succede a Roma? C'è che dalle montagne del Cadore è planato Giulio Tremonti. Il ministro dell'Economia si è chiuso in una stanza del ministero e ha compilato una serie di emendamenti. Di nuovo ci sono 6 miliardi di tagli ai ministeri (e questo spiega perché, atterriti dalla cura dimagrante, un po' tutti abbiamo cercato Berlusconi per lamentarsi) e un duro giro di vite sull'evasione fiscale. Quest'ultima misura  convince poco il Cavaliere: «Io non ho autorizzato Tremonti a inserire cose del genere», confessa il capo del governo. Che reputa «da Stato di polizia tributaria» provvedimenti come  il carcere per i maxi evasori e la pubblicazione dei redditi on line. D'accordo la lotta ai furbetti del fisco, ma Tremonti «ha esagerato» inserendo, nel decreto, emendamenti che  «poco hanno a che fare con la nostra cultura liberale». Insomma, punto e daccapo. A Palazzo Chigi si guarda con apprensione anche alle mosse della Lega, in forte polemica per i tagli agli enti locali. Saranno leali fino in fondo? «In Parlamento non avremo problemi ad approvare la manovra», ostenta sicurezza Berlusconi parlando in serata da Parigi. Il premier ha rassicurato  tutti i ministri: finito il vertice sulla Libia riprenderà in mano personalmente il dossier economico. Che la manovra, nonostante i ripetuti cambiamenti cui è stata sottoposta, gli piaccia poco è d'altronde risaputo. E siccome il Cavaliere sa che la faccia sul provvedimento finale, in ogni caso, dovrà metterla lui vuole una manovra che gli consenta di farlo. I tempi vanno stringendosi, ma il margine per intervenire sul testo è ancora tutto sommato abbastanza ampio. A partire dalla mamma di tutti i ritocchi: l'Iva. Dalla Francia Silvio ingaggia una nuova polemica con Tremonti sulla tassa in questione. Il ministro non vuole toccare l'imposta sul valore aggiunto, ma Berlusconi fa il duro: «Decido io». E precisa: «Ora non è il momento,  ma è nelle mie facoltà  aumentare l'Iva di alcuni punti percentuali per un periodo limitato di tempo». L'ipotesi,chiarisce, è di farla passare «dal 20 al 22 per cento per tre mesi». Parole pesanti anche per i politici e la stampa di sinistra, che continuano a sostenere la mancanza della copertura finanziaria della manovra: «È criminale quello che stanno facendo. Sono anti-italiani. Gridano che manca la copertura alla manovra, che la manovra non funziona: sono cose che impressionano i mercati e aizzano la speculazione contro l'Italia». di Salvatore Dama

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