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Il Profumo del banchiere pronto a scendere in campo

L'autocandidatura dell'ex ad di Unicredit. Alessandro è pronto per la politica. Ma un po' a sorprea con i centristi e con Casini

Andrea Tempestini
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La lista degli aspiranti a Palazzo Chigi si sta allungando. Soprattutto si moltiplicano le auto-candidature provenienti dal mondo dell'economia e della finanza. Non c'è solo Luca Montezemolo che, dopo un lungo tentennare sembra deciso a rompere gli indugi. A sorpresa arriva la disponibilità di  Alessandro Profumo. L'ex amministratore delegato di Unicredit, dopo aver duramente criticato la manovra alla festa dell'Api di Rutelli, si dice pronto a «mettersi in gioco, perché la passione non manca». Evidentemente un anno da disoccupazione comincia ad annoiare. A riempire il vuoto provocato dalla enorme disponibilità di tempo libero non basta nemmeno il pensiero della maxi-liquidazione. Quaranta milioni ottenuti lo scorso anno per convincerlo a lasciare la guida del colosso di Piazza Cordusio. Il piccolo ufficio, occupato da lui e da una segretaria, che ha allestito a Milano dalle parti di Corso Monforte non sono sufficienti ad alimentare le ambizioni di quello che, per più di tredici anni è stato uno dei banchieri più importanti, e meglio pagati, d'Europa. «La manovra non è assolutamente adeguata nelle quantità. Il Paese si trova sull'orlo del baratro». Alessandro Profumo alla festa dell'Api, non usa mezze misure. Può finalmente esprimere senza riserve l'ostilità verso la maggioranza di centro-destra. Si dice a favore di «una patrimoniale molto rilevante per abbattere lo stock del nostro debito», proposta sostenuta da Pietro Modiano (prima ancora di Amato e Capaldo) che al suo fianco lavorò per molti anni. Criticando apertamente Tremonti invita a «rivedere la spesa pubblica uscendo dalla mentalità dei tagli lineari per operare invece tagli qualitativi, ma tutto questo richiede una forza politica che non esiste assolutamente». Un nuovo partito allora? «A 54 anni mi metto in gioco se c'è bisogno di un contributo per far funzionare le cose. La passione non manca». Nell'estate in cui, dopo mille ammiccamenti e mezzi annunci ha rotto gli indugi Montezemolo, c'è dunque un nuovo potenziale attore sulla scena politica del prossimo futuro. Il banchiere di Unicredit, che pure ha parlato del bisogno di una nuova forza politica, in passato non ha mai nascosto le sue preferenze per il centrosinistra. Ha votato alle primarie del Pd, e proprio nel Pd il suo nome circolava come quello del “Papa straniero”, del leader non politico che serviva ad uscire dall'impasse del partito. Anche a Milano, alle ultime amministrative, è stato (seppur con discrezione) al fianco di Giuliano Pisapia e contro l'establishment cittadino del partito che alle primarie sosteneva Boeri. Buoni rapporti risalenti lontano nel tempo  lo legano a Bruno Tabacci, centrista che con Pisapia fa l'assessore al bilancio. Non a caso il banchiere lavora come consulente per la Bcc dell'Oltrepò, il nuovo istituto di credito del mantovano alla cui fondazione Tabacci sta lavorando attivamente. Nei giorni scorsi Dagospia raccontava di un incontro a tavola al Baretto di Milano cui partecipavano, oltre a Profumo e Tabacci, lo stesso sindaco e il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Da sempre banchiere vicino al centrosinistra, quindi, Profumo sembra smarcarsi dall'etichetta e punta verso il centro. Tanto che, proprio dal centro, arriva la prima reazione. Pierferdinando Casini infatti dice: «Profumo ha un sacco di soldi, ha lavorato bene. È uno degli uomini più intelligenti del Paese: fai politica!». Come Premier? No no, Casini non vuole l'Uomo della Provvidenza. Lo vedrebbe bene come “Ministro dell'Economia”. Il centro, si sa, è un luogo assai affollato. di Nino Sunseri

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