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Clooney e il suo film anti-Obama: "Dubito che così sarebbe rieletto"

A Venezia 'Le idi di marzo'. Il divo: "Non è politica, parla di moralità". Ma il partito repubblicano americano ha il mal di pacia

Costanza Signorelli
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Malgrado si sprechi a esibire la graziosa dentatura e elargisca a chiunque mezze battute in italiano, George Clooney non si leva di dosso l'aria dell'innamorato deluso. No, non c'entrano nulla le varie fidanzate di rappresentanza tipo Elisabetta Canalis (con cui il bel divo si presentò al Lido due anni fa) e le eventuali sostitute: il mal di cuore è tutto politico. George si sente tradito da Barack Obama. Alla conferenza stampa per la presentazione di Le idi di marzo, pellicola proiettata in anteprima mondiale qui alla 68esima Mostra del cinema di Venezia di cui Clooney è  protagonista e regista, lui si ostina a negare: "Non è un film politico, parla di moralità, avrei potuto ambientarlo a Wall Street". Però è fin troppo evidente il malumore che traspare nei confronti del Partito democratico americano, di cui il nostro è un accanito sostenitore. La trama non è particolarmente originale. George interpreta il candidato alle primarie Mike Morris, il quale - colore della pelle a parte - ha tutte le caratteristiche dell'attuale capo di Stato Usa. Uomo piacente, giovanile, ben vestito, trasformato dai suoi spin doctors in un'icona proprio come Obama. Appare idealista, promette una vera rivoluzione: basta interventi militari in giro per il mondo, più investimenti nelle energie rinnovabili, redistribuzione del reddito a favore dei più umili. Persino i manifesti elettorali sono identici a quelli dell'ambizioso Barack. Il candidato Morris sembra così puro che il suo addetto stampa Stephen (il bravo Ryan Gosling già idolo delle ragazze) ne è totalmente conquistato, si fida di lui, lo ha idealizzato. Una fascinazione che ricalca quella verso Obama di cui Clooney fu tra le vittime più illustri, tanto da comparire al suo fianco nelle conferenze stampa in qualità di fan sfegatato. Però il disastro è in agguato. Si scopre che il candidato Morris non è così santo come lo si presenta. Una notte, si è approfittato della sensuale stagista ventenne Molly, impersonata da Evan Rachel Wood. Come biasimarlo, del resto (e qui i riferimenti alle storiacce di Bill Clinton con Monica Lewinsky sono chiari). Non solo: l'ha pure ingravidata e la poverina - che nel frattempo ha iniziato una storiella con l'addetto stampa Stephen - è costretta ad abortire. Non sveliamo oltre la trama, anche se il film uscirà in Italia a gennaio e per allora ve la sarete già dimenticata. Sappiate solo che il cast è dei migliori, con Paul Giamatti, Marisa Tomei e Philip Seymour Hoffman degni di nota come al solito. Quel che conta è la delusione. Clooney aveva rinviato l'uscita del film (pronto anni fa) poiché gli sembrava troppo pessimista rispetto al vento nuovo portato da Obama. Ma ora dichiara candidamente che non scommetterebbe sulla rielezione del suo amato presidente. Il fatto che anche il più ammirato dei candidati di sinistra (i repubblicani sono definiti al massimo "merde") fa la figura del corrotto. Di quello che deve vendere l'anima per arrivare al potere. Tra i peggiori compromessi c'è l'inserimento del potente Thompson (Jeffrey Wright) nella lista dei ministri. Prima lo propongono come segretario di Stato, poi come vicepresidente. Agli occhi di Clooney, è la stessa sciagurata scelta che Obama ha fatto cooptando Hillary Clinton nella sua squadra . Insomma, anche il sogno del presidente nero si è sgretolato, per George. Tutta la politica è un covo di vipere in cui non si può non regalare il proprio posteriore in cambio di consenso. Per questo Le idi di marzo, che già dal titolo richiama il tradimento, va visto. Intanto, smonta le menate italiane sulla macchina del fango: che i giornalisti rovistino nei luoghi oscuri dei politici è del tutto normale. Poi, sancisce il definitivo disamoramento di Hollywood nei confronti di Barack, al quale non resta che affidarsi a registi finora considerati "di destra" come Kathryn Bigelow, che girerà il film sulla cattura di Bin Laden in piena collaborazione con la Casa Bianca. Con la Canalis è andata male, al Lido bisogna presentarsi con la vecchia amica Cindy Crawford e marito, Obama ha tradito: essere George Clooney non è mai stato così doloroso. di Francesco Borgonovo

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