Cav ricattato: leggi le carte
Tarantini in cella per estorsione a Berlusconi. Tutte le intercettazioni
Pubblichiamo in esclusiva l'ordinanza della Questura di Napoli che ha disposto l'arresto di Giampaolo Tarantini, sua moglie e di Valter Lavitola, ex direttore dell'Avanti. L'accusa, per tutti e tre, è di estorsione nei confronti del premier Silvio Berlusconi, ricattato in relazione al caso D'Addario. Sospetti, ricostruzioni e soprattutto le intercettazioni dei protagonisti coinvolti. Compreso Berlusconi, che con Lavitola si sfoga: "Questo è un Paese di merda, me ne vado". Il premier ha commentato in serata ribadendo un concetto già espresso nei giorni scorsi: "Questa inchiesta è pura fantasia. Io ho dato una mano a una famiglia con figli che era abituata a vivere nell'agio e poi si è ritrovata in miseria". Berlusconi-Tarantini: leggi tutte le intercettazioni Giampaolo Tarantini in manette insieme alla moglie. Valter Lavitola, l'ex direttore dell'Avanti - balzato agli onori delle cronache per il caso Fini-Montecarlo - in fuga all'estero. Nega la latitanza, spiega di essere lontano dall'Italia per lavoro, ma nel Belpaese lo attendono per arrestarlo. La faccenda ruota attorno al premier, Silvio Berlusconi, vittima secondo l'accusa della Questura di Napoli di un estorsione da parte di Tarantini, il faccendiere pugliese, 36 anni, al centro del caso D'Addario. Lavitola, nel fitto intreccio, era una sorta di intermediario tra Tarantini e il Cavliere. Girava i soldi all'uomo che fu accusato di portare le escort a casa del premier, ma ne tratteneva una tranche. Lavitola, inoltre, raccoglieva le confidenze di Berlusconi, sul quale allo stesso tempo cercava di speculare. Il Cavaliere, in una delle conversazioni con Lavitola intercettate e finite nell'ordinanza d'arresto firmata dal pool partenopeo, si sfoga: "Questo è un Paese di merda. Presto me ne vado". Poi giù il telefono, e con Tarantini l'ex direttore dell'Avanti progettava di "metterlo in ginocchio", di "tenerlo con le spalle al muro". Secondo l'accusa il Presidente del Consgilio pagava una sorta di vitalizio a Tarantini e famiglia affinchè non cambiasse mai versione sul presunto giro di escort, affinché sostensse che il Cavliere fosse all'oscuro del fatto che le ragazze venissero pagate (una fattispecie, per altro, confermata dalle intercettazioni tra Tarantini e Lavitola). "Mettiamolo in ginocchio" - Così, nell'ordinanza di arresto che ha portato alla cattura di Tarantini, il gip Amelia Primavera mette nero su bianco le frasi scambiate dal faccendiere e Lavitola. "Dobbiamo tenere sulla corda il presidente Berlusconi fino a metterlo con le spalle al muro", dobbiamo "metterlo in ginocchio", "andargli addosso". Frasi che secondo il giudice per le indagini preliminari sono prove "incontrovertibili ed univoche" dell'estorsione. Secondo il giudice "il tenore e il significato delle espressioni letteralmente utilizzate da Lavitola nel corso delle conversazioni risultano inequivocabili e sintomatici della logica e della prospettiva ricattatoria che muove Lavitola e i coniugi Tarantini". Linguaggio criptico - Nel giro che mirava a estorcere denaro al premier si parlava con un lingaggio "criptico, convenzionale". In particolare si faceva riferimento alla "stampa di fotografia". Nell'ordinanza di arresto sono riportati stralci di alcune intercettazioni, come quella tra Lavitola e Marinella Brambilla, membro della segreteria di Berlusconi. La donna vicine al Cavaliere spiega: "Allora, riusciamo a stampare dieci foto, mandami...chi mi mandi il solito Juannino lì, il tuo?". Dopo l'assenso di Lavitola, la Brambilla proseguiva: "Quando me lo mandi? Perché io esco alle undici col dottore, mandamelo immediatamente". Frasi criptiche, parole che ne significavano altre, differenti. "Paese di merda me ne vado" - Secondo il gip, l'amicizia tra Lavitola e Berlusconi "non pare giustificata da incarichi politici o istituzionali". La vicinanza tra i due è provata da diverse intercettazioni telefoniche. Tra queste, una fatta dal Cavaliere a Lavitola sull'utenza intestata a Panama di quest'ultimo. Agli atti, ci sono anche conversazioni con terzi che confermano i contatti tra l'ex direttore e il premier. C'è una frase, in particolare, che fa scalpore. "Tra qualche mese me ne vado...vado via da questo Paese di merda...di cui...sono nauseato...punto e basta". Così Berlusconi in una telefonata del 13 luglio scorso. Sarebbe questo, in particolare, il passaggio che secondo i giudici dimostrerebbe la vicinanza tra il Cavaliere e Lavitola. Secondo il Gip, l'ex direttore sarebbe stato "impegnato sostanzialmente quale attivo e riservato 'informatore' su vicende giudiziarie che, benchè riguardanti terzi, appaiono di specifico e rilevante interesse dello stesso Berlusconi". Tra i temi toccati, l'inchiesta sulla P4: "Anche di questo - spiega Berlusconi - non me ne può importare di meno... perché io ...sono così trasparente..così pulito nelle mie cose..che non c'è nulla che mi possa dare fastidio..capito?..io sono uno..che non fa niente che possa essere assunto come notizia di reato...quindi..io sono assolutamente tranquillo...a me possono dire che scopo..è l'unica cosa che possono dire di me...è chiaro?..quindi io..mi mettono le spie dove vogliono..mi controllano le telefonate..non me ne fotte niente...io..tra qualche mese me ne vado per i cazzi miei...da un'altra parte e quindi...vado via da questo paese di merda...di cui...sono nauseato...punto e basta...". I presunti pagamenti - Tarantini e la sua famiglia, secondo l'accusa, ricevevano da Berlusconi, tramite Lavitola, un indennizo mensile di 20mila euro "in forma occulta". Nell'ordinanza si legge che fino a questo momento è stata accertato il pagamento di 500mila euro, versati agli indagati e "altre prestazioni di rilievo economico" su cui proseguono le indagini. Secondo il gip "a Tarantini e famiglia viene fornito da tempo in forma occulta un appannaggio di quasi 20mila euro (14mila euro mensili oltre all'affitto della casa a Roma e le spese 'legali' straordinarie". Al pagamento "provvede Berlusconi servendosi di Lavitola in forme, tempi e luoghi finora non accertati". Ma Lavitola, nei passaggi di denaro, tratteneva anche delle somme "destinate a proprie iniziative economiche, avendo taciuto a Tarantini il ricevimento dell'intera somma promessa". Scoperto l'inganno, Tarantini avrebbe chiesto a Lavitola dei soldi, e quest'ultimo avrebbe risposto "di aver di fatto accantonato la somma su un conto chiuso in Uruguay per le necessità legate a un'eventuale attività all'estero dello stesso Tarantini, senza metterla a disposizione dello stesso per i consumi eccessivi del suo nucleo familiare". La versione del Cav - Silvio Berlusconi non ha negato i pagamenti, ma ha smentito con fermezza l'estorsione e il ricatto. Quando lo scorso 25 agosto si erano diffuse le prime indiscrezioni il Cavaliere aveva spiegato: "Ho aiutato una persona e una famiglia con bambini che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere".