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La Lega preferisce la patrimoniale

L'assenza di supertasse sui ricchi e i mancati stanziamenti ai Comuni non piacciono a Bossi. In pressing per salvare le pensioni

Andrea Tempestini
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La Lega corre ai ripari. E prova ad addolcire i ritocchi alle pensioni. Dopo aver giurato per settimane che le avrebbe difese, il centrodestra ha deciso di non conteggiare l'anno di naja e i quattro di studi universitari per l'anzianità contributiva. Il Carroccio è in imbarazzo, e non solo per le telefonate furiose a Radio Padania. Il quotidiano la Padania, ieri, ha titolato “Passa la linea della Lega” ma non ha scritto alcunché sui vitalizi. Quindi il movimento ha deciso di rimetterci mano: anche se il termine per presentare gli emendamenti è scaduto, i lumbard stanno preparando un testo alternativo. L'idea è salvare i diritti di chi ha già riscattato l'anno per il servizio di leva. Insomma, per i cittadini che hanno sganciato i quattrini rimarrà tutto come prima. Per quelli che non l'hanno ancora fatto, invece, scatterà la riforma decisa ad Arcore. Niente da fare per chi ha frequentato l'università. Resta da capire come rastrellare le risorse che verrebbero a mancare, e non è esattamente un dettaglio. Anche per questo, stamattina Roberto Calderoli incontrerà il responsabile del Lavoro Maurizio Sacconi con i tecnici dell'Economia e del Welfare. Non c'è solo questo. Il titolare della Semplificazione è tutto contento perché si sente in tasca la vittoria contro i calciatori. Con un emendamento al primo comma dell'articolo 2, i padani vogliono obbligare gli atleti professionisti a versare il contributo di solidarietà (così come i parlamentari). Con un'avvertenza: non potranno in alcun modo chiedere al club di pagare al posto loro. «Sono davvero mefistofelico!» s'è bullato il titolare della Semplificazione. Reazioni indignate dal mondo pallonaro. «Sinceramente, non capisco l'antipatia di Calderoli per i giocatori. Pagheranno tutte le tasse che lo Stato imporrà, d'altra parte se c'è un settore che in questi anni ha dato lustro all'Italia nel mondo è stato proprio il calcio, con il mondiale vinto nel 2006, mentre la politica, meglio lasciar perdere...» sbotta il team manager della Nazionale Gigi Riva. Intanto, alcuni padani non nascondono perplessità. Per esempio Matteo Salvini. Che su Facebook scrive (a proposito delle pensioni): «Speriamo di farcela in Senato, ci mancava la naja, la pazienza è al limite. Ma perché è sparito il “contributo” per i redditi da 200.000 euro in su?». Questa sera, quasi tutti i colonnelli leghisti saranno a Roma. Non è esclusa una cena, magari con Giulio Tremonti. L'asse col titolare di via XX Settembre tiene, e lo si è visto - per esempio - sulla faccenda dell'Iva, che né il professore di Sondrio né il Senatur volevano alzare. Il problema più grosso per Bossi, oltre alla faccenda delle pensioni, resta quello coi suoi sindaci. Loro hanno tirato un sospiro di sollievo per la riduzione dei tagli previsti dalla manovra, ma comunque non si sentono pienamente soddisfatti. Aria di tempesta a Belluno, dove il presidente provinciale Giampaolo Bottacin (Lega) già dopo Ferragosto s'era presentato all'hotel Ferrovia di Calalzo dove alloggiavano Calderoli e Bossi per spiegare al titolare della Semplificazione tutti i problemi causati dai tagli. Oggi, proprio nello stesso albergo di Gino Mondin, padano doc che ospita Umberto, Bottacin ha radunato la Federazione delle Province Alpine. Con lui ci saranno i colleghi di Sondrio e Verbania. Tutti di centrodestra. Obiettivo: valutare la situazione dopo le recenti scelte dell'esecutivo: «Siamo pronti a contestare le decisioni del nostro governo» ringhiano in coro. Bottacin non le manda a dire: «Ora il decreto è stato pesantemente rivisto, soprattutto per quanto concerne le Province. Segno, questo, che la mia protesta ha portato qualche buon frutto». Però, avverte, «non siamo disposti ad accontentarci di queste “correzioni” alla manovra, perché i tagli devono essere ancor più ridotti». Segue dichiarazione di guerra: «Sono pronto ad andare contro le paventate azioni dell'attuale governo. Mi aspetto, però, che tutte le categorie (economiche e non solo) del nostro territorio siano disposte ad altrettante prove di forze nei confronti dei loro vertici nazionali». Proprio le proteste degli enti locali hanno allargato una crepa tra Calderoli e Maroni. Il primo pensa siano assurde le proteste contro l'esecutivo. Il secondo capisce le lamentele dei municipi. Non a caso, in prima fila, ci sono i sindaci Attilio Fontana (Varese) e Flavio Tosi (Verona). Entrambi vicinissimi al titolare del Viminale. di Matteo Pandini

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