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Penati "Le mazzette anche per la Serravalle" Tra gli indagati spunta un manager di Intesa

Giudici rompono il tabù: i 2 milioni dal gruppo Gavio a Di Caterina "parte di una tangente" sull'autostrada

Costanza Signorelli
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"La tangente per l'operazione Serravalle": adesso se ne parla esplicitamente anche in un documento giudiziario. E infatti, solo a leggerlo, quel passaggio scritto dal pm di Monza  fa sobbalzare. Si riferisce ai due milioni di euro passati nel 2008 -  con la copertura  d'una caparra lasciata scadere - da Bruno Binasco, già fedelissimo di Marcellino Gavio e poi manager di primo piano del gruppo dopo la morte del fondatore, a Piero Di Caterina, un tempo  amico di Filippo Penati e oggi suo grande accusatore - e il magistrato ritiene d'aver sufficientemente dimostrato che l'operazione avvenne su richiesta dello stesso Penati. E dunque, così scrive il sostituto procuratore Walter Mapelli nel replicare al gip, che aveva negato l'arresto di Penati e del suo ex collaboratore Vimercati: "L'unica alternativa razionale e coerente per spiegare il pagamento di Binasco a Di Caterina nell'interesse di Penati e Vimercati è che la somma sia parte della tangente a loro destinata per l'acquisto da parte della Provincia di Milano del 15% delle azioni della Milano-Serravalle avvenuto in data 29.7.2005 (vicenda oggetto dell'attenzione istruttoria di questo Ufficio)". Bum. Ora, che la spericolata operazione cui si fa riferimento sia stata negli anni oggetto di malcelati sospetti e critiche feroci - la Corte dei Conti la definì non solo "priva di qualsiasi utilità", ma anche caratterizzata da "diversi profili di danno erariale" - e anche di esposti alla magistratura, ecco, questo è noto. Ma mai nessuno, tantomeno un magistrato, s'era spinto a riassumere la faccenda in maniera così violentemente esplicita. Non che rappresenti una sentenza, intendiamoci. Ma, come detto, il tono esprime per l'appunto una considerazione che l'inquirente ritiene "razionale e coerente", peraltro conseguenza d'un fatto che lui stesso considera acclarato - per l'appunto il pagamento di due milioni effettuato da Binasco su indicazione di Penati. Utile, a questo punto, un brevissimo promemoria. Nel 2005 proprio la Provincia di Milano guidata da Penati decise di rilevare le quote della Milano-Serravalle di proprietà del gruppo Gavio. E questo nonostante il patto di sindacato con il Comune già gli garantisse nei fatti la maggioranza assoluta. La Provincia spese in questo modo l'esorbitante cifra di 238 milioni di euro, pagando 8,93 euro per ogni azione: appena un anno e mezzo prima Gavio le aveva pagate 2,9 euro l'una, ragion per cui l'imprenditore  realizzò una plusvalenza di ben 176 milioni di euro. Va inoltre ricordato che proprio in quell'estate del 2005 sempre una società del gruppo Gavio sborsò 50 milioni di euro per acquistare azioni della Banca Nazionale del Lavoro, in questo modo cercando d'aiutare la Unipol di Giovanni Consorte - allora ancora del tutto organico ai Ds - nella famosa scalata poi malamente fallita. C'è anche da dire - ma può essere una spiacevole coincidenza - che Bruno Binasco era già rimasto coinvolto in una faccenda di mazzette e finanziamenti illeciti: nel '93, in piena Mani Pulite, fu arrestato per aver finanziato illecitamente il Pci con 150 milioni di lire tramite il mitico "compagno G", Primo Greganti. I magistrati di Monza hanno acquisito gli atti relativi al fascicolo aperto a Milano sulla vicenda Serravalle: è già "all'attenzione istruttoria". di Andrea Scaglia

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